Carissimi fratelli e sorelle,
Abbiamo accolto con gioia la Madonna della Medaglia Miracolosa, pellegrina in varie diocesi d’Italia, per iniziativa dei Missionari Vincenziani Italiani e dei Gruppi di Volontariato Vincenziano, presenti anche a Pavia: ringrazio in modo particolare chi ha curato la realizzazione di questo passaggio nella nostra città e nella nostra Chiesa. Il pellegrinaggio è stato promosso per ricordare i 190 anni delle apparizioni della Vergine nella cappella di Rue du Bac, nella casa madre delle Figlie della Carità, dove è custodito il corpo di San Vincenzo de’ Paoli, a Parigi, avvenute nel 1830, che hanno avuto come testimone una suora delle Figlie della Carità, Santa Caterina Labouré: si sarebbe dovuto svolgere l’anno scorso, ma a causa delle restrizioni per la pandemia, è stato prolungato in questo 2021.
A queste apparizioni è legata anche la celebre Medaglia Miracolosa, che rappresenta ciò che vide Caterina Labouré, nell’apparizione del 27 novembre 1830. Fu chiamata “miracolosa” perché fin dai primi anni in cui fu coniata e diffusa, accaddero miracoli, guarigioni e conversioni e sono innumerevoli i santi, anche dei nostri tempi, che hanno guardato con amore a questo segno di Maria e hanno sperimentato le grazie che la Vergine ottiene dal suo Figlio, come a Cana di Galilea, per chi si rivolge a lei e porta con fede la Medaglia benedetta: San Massimiliano Maria Kolbe, martire ad Auschwitz, Madre Teresa di Calcutta, San Giovanni Paolo II, che si fece pellegrino nel 1980 a Rue du Bac per i 150 anni delle apparizioni. Non è un amuleto magico, è un segno che esprime vicinanza e custodia, e che racchiude un messaggio nella sua effigie.
Ascoltiamo come S. Caterina stessa racconta ciò che vide: «In quel momento… ecco formarsi intorno alla Santissima Vergine un quadro piuttosto ovale, sul quale in alto, a modo di semicerchio dalla mano destra alla sinistra di Maria, si leggevano queste parole scritte a lettere d’oro “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”. Allora si fece sentire una voce che mi disse: “Fate coniare una medaglia su questo modello. Tutte le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie, specialmente portandola al collo; le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia”. All’istante mi parve che il quadro si voltasse e io vidi il rovescio della Medaglia. Vi era la lettera M sormontata da una croce senza crocifisso che aveva come base la lettera I. Più sotto poi vi erano due cuori, uno circondato da spine, l’altro trapassato da una spada. Dodici stelle infine circondavano il tutto. Poi tutto scomparve, come qualcosa che si spegne, ed io sono rimasta ripiena non so di che, di buoni sentimenti, di gioia, di consolazione».
Chiaro è il riferimento al mistero dell’Immacolata Concezione di Maria, che sarà definito come dogma di fede nel 1854 dal Beato Pio IX e confermato nelle apparizioni a Lourdes nel 1858 nelle quali la Bella Signora si rivelò così alla giovane Bernadette: «Io sono l’Immacolata Concezione».
Noi, figli di un’epoca scettica, che crede solo alla realtà visibile e sperimentabile, siamo tentati di mantenere riserve verso certe forme di devozione, o magari, da “cristiani adulti”, guardiamo con un sottile disincanto chi con semplicità e fiducia ricorre a Maria, anche attraverso il segno della Medaglia, o presta attenzione al messaggio della Vergine, in queste apparizioni, approvate fin dal 1836 dal vescovo di Parigi.
In realtà, carissimi fratelli e sorelle, il popolo di Dio, dotato di quel sensus fidei più volte evocato da Papa Francesco, non sbaglia nel riconoscere il dono della presenza di Maria, nel cammino e nella storia delle persone e dei popoli: è una presenza normalmente discreta, come alle nozze di Cana, che talvolta si manifesta in modo soprannaturale, e non inventa nulla di nuovo, si fa eco del Vangelo, attualizzandolo nel tempo, di fronte alle difficoltà e alle prove della fede.
Così, lungo i secoli, il popolo cristiano sperimenta in vari modi come la Vergine Santa realizzi in modo singolare, con la sua tenerezza e la sua sollecitudine di madre, il volto materno di Dio stesso, già annunciato nella Scrittura. Pensiamo alle parole tratte dal libro d’Isaia, appena ascoltate: «Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba» (Is 66,13-14).
Maria a Rue du Bac ha dato inizio a una serie di manifestazioni, nella nostra Europa, che già allora iniziava un processo di allontanamento dalla fede cristiana e di persecuzione contro la Chiesa, e come madre vuole consolare e allo stesso tempo richiamare i suoi figli e le sue figlie, che siamo tutti noi, spesso tentati di vivere come se Dio non ci fosse, come se Cristo non fosse presente con la forza del suo vangelo, della sua croce e risurrezione!
Ecco la Madonna annuncia a S. Caterina Labouré tempi difficili per la fede e per la Chiesa: «I tempi sono cattivi. Gravi sciagure stanno per abbattersi sulla Francia. Il trono sarà rovesciato. Tutto il mondo sarà sconvolto da disgrazie d’ogni specie (la Santa Vergine, dicendo questo aveva l’aspetto molto addolorato). Ma venite ai piedi di questo altare. Qui le grazie saranno sparse sopra tutte le persone che le chiederanno con fiducia e fervore: grandi e piccoli … Arriverà un momento in cui il pericolo sarà grande e tutto sembrerà perduto, ma io sarò con voi. Abbiate fiducia. Ci saranno vittime (dicendo questo la Santa Vergine aveva le lacrime agli occhi). Ci saranno vittime nel clero di Parigi: l’Arcivescovo morirà (di nuovo la Madonna versò lacrime). Figlia mia, la Croce sarà disprezzata… Scorrerà il sangue. Apriranno di nuovo il costato di Nostro Signore… (Qui la Santa Vergine non poteva più parlare, un gran dolore le era dipinto sul volto). Figlia Mia il mondo intero sarà nell’afflizione». Le sue parole profetiche troveranno un primo compimento negli eventi drammatici della Francia, con la caduta della monarchia e gli eventi rivoluzionari del 1830 e del 1848, con la persecuzione violenta che porterà negli anni della Comune, nel 1870, all’uccisione dell’arcivescovo di Parigi e di tanti sacerdoti e religiosi, allo stesso tempo guardano oltre e abbracciano anche il presente e il futuro della Chiesa.
Tuttavia la Vergine, invita alla fiducia, a ricorrere a lei, a chiedere le grazie di cui abbiamo bisogno, con la semplicità dei bambini; alla fine, ciò che domina non è l’annuncio di sventure, ma la certezza buona e piena di speranza che nella vita non siamo abbandonati alle forze del male, che c’è una madre che veglia su di noi, c’è un Padre che si prende cura dei suoi figli, c’è il Signore Gesù, redentore e salvatore, che chiede di essere accolto e amato, e che rende presente la misericordia inesauribile di Dio. Bellissima l’immagine dei raggi che escono dalle mani aperte di Maria, simbolo delle grazie donate e che attendono la nostra preghiera per essere effuse: «Ella aveva gli occhi rivolti al cielo e il suo volto diventò risplendente … Tutto ad un tratto le sue dita si ricoprirono di anelli, ornati di pietre preziose, le une più belle delle altre, le une più grosse e le altre più piccole, le quali gettavano dei raggi gli uni più belli degli altri, questi raggi partivano dalle pietre preziose … Alcune pietre preziose non mandavano raggi … “Queste pietre che restano in ombra rappresentano le grazie che ci si dimentica di chiedermi” mi disse la Vergine, “sono il simbolo delle grazie che io spargo sulle persone che me le domandano”».
In questo tempo, nel quale si manifestano le cicatrici profonde della pandemia dalla quale stiamo uscendo, con la crescita di tante povertà tra noi – socio-economiche, familiari, relazionali, psicologiche, spirituali – ricorriamo con fiducia a Maria, ascoltiamo il suo invito, rivolto ai servitori a Cana: «Fidatevi di mio Figlio, qualsiasi cosa vi dica, fatela». Preghiamo la Vergine nelle famiglie, con i nostri bambini, perché li custodisca e preservi la loro purezza di cuore, e rendiamoci disponibili ai fratelli e alle sorelle che soffrono, che sono soli, che vivono disagi e difficoltà, come ha fatto S. Caterina Labouré: dopo il suo eccezionale incontro con l’Immacolata, trascorse una vita di silenzio e umiltà, in lunghi anni di servizio ai poveri di un ospizio della zona est di Parigi, e soltanto dopo la sua morte, le sue consorelle seppero che era stata lei a vedere la Madonna e a ricevere l’incarico di diffondere la devozione alla Medaglia Miracolosa.
Grande nell’umiltà e nell’amore, come Maria: così possiamo essere anche noi! Amen.