“Africa. Andata e ritorno”: il viaggio che cambia la vita | unipv.news | Il magazine dell’Università di Pavia
Anna Markowich, specializzanda in Pediatria, presente all’incontro, è autrice di una delle lettere che compongono il libro. Ne riportiamo un breve brano che ci ha toccato profondamente nell’anima:
“…Ti ricordi quando ti avevo raccontato di Veneranda? Una bambina di pochi mesi ricoverata per una polmonite di cui non riusciva a guarire. Purtroppo alla fine è venuta a mancare. Qualche settimana dopo sua zia ci ha chiamato per dirci che la madre della bambina era Hiv positiva, lo sapeva da tempo ma aveva deciso di non dirlo. Anzi, aveva addirittura falsificato i documenti delle analisi che aveva fatto in gravidanza per risultare negativa. La bambina era quindi morta di Aids…. Ma la zia di Veneranda ci ha tenuto a specificare che non ci chiamava per farcene una colpa, ma per avvisarci che purtroppo alcune donne sono disposte a tutto pur di non far trapelare la propria sieropositività e che sperava che, sapendo questa cosa, avremmo potuto aiutare altri bambini… Da allora abbiamo deciso di fare il test per l’HIV a tutti i bambini che vengono ricoverati in reparto, a prescindere dal motivo del ricovero”.
Perché in Tanzania, il paese dove si svolge la storia di Veneranda, ma anche in altri paesi africani dove il CUAMM opera con i suoi medici, l’Aids è ancora un grosso problema, anche se le cure ci sono e funzionano, sia per la grande diffusione legata soprattutto alla mancanza di informazione sulle cause di trasmissione della malattia, sia per lo stigma che riguarda i malati e soprattutto le donne, le sole a sottoporsi ai test di sieropositività, le sole a rischiare di essere ripudiate dal marito e abbandonate a se stesse.
Nell’anno del Giubileo in cui papa Francesco ci invita ed essere “Pellegrini di speranza” si inserisce bene la conclusione dell’introduzione al libro, che Don Dario legge e commenta al temine dell’incontro:
“E allora faccio mio il sogno che il presidente Mattarella ha offerto qualche anno fa, il sogno di immaginare e costruire un continente verticale che abbai a nord una regione di cinquecento milioni di abitanti, e a sud un’altra regione ancora più grande, che si chiama Africa, di un miliardo e cinquecento milioni di persone. Al centro, solo un laghetto, il lago Mediterraneo a dividere questo continente verticale che impara a vivere, a costruire, a ideare, insieme. E’ il sogno che vogliamo coltivare con la ricchezza del partire. E come diceva il nostro amato don Luigi: Noi continueremo la nostra missione di Medici con l’Africa, perché quest’Africa non rimanga sempre all’ultimo posto, dimenticata o sfruttata. Noi faremo la nostra parte. I giovani sono invitati a fare la loro parte. Ciascuno è chiamato a fare la sua parte.”
Ed è l’Ufficio Missionario diocesano, invitato speciale all’incontro odierno, ad accogliere concretamente questo importante invito a fare “ognuno la propria parte”, assicurando il proprio impegno per avviare anche a Pavia una presenza e una comunità di animazione del CUAMM.