Con questo breve messaggio, vorrei raggiungere tutti gli operatori della sanità e del settore sociosanitario.di Pavia e del territorio: dirigenti, ricercatori, medici, infermieri, personale ausiliario e amministrativo, farmacisti. Innanzitutto, come pastore di questa chiesa di Pavia, interpretando il sentire della gente, vorrei dirvi un grande “grazie” per il lavoro che state realizzando, con competenza, con dedizione, con profonda umanità, sostenendo la tensione dovuta alla grave epidemia in corso, e affrontando ritmi in certi casi massacranti. Il mio ringraziamento va a tutti voi, non solo a quelli impegnati in prima linea a combattere contro il Coronavirus nei reparti di malattie infettive e nelle terapie intensive, ma anche a chi svolge il suo servizio in altri reparti, negli ambulatori, nelle strutture di accoglienza e di cura per gli anziani: è tutto il sistema sanitario che è messo alla prova da questa emergenza.
Questo ringraziamento si estende anche a tutti gli uomini delle forze dell’ordine che in questa delicata situazione rendono possibile l’attuazione e il rispetto delle misure di contenimento del virus e lo svolgimento ordinato delle stesse attività sanitarie. State mostrando una capacità d’impegno e d’organizzazione straordinaria, in condizioni che giorno dopo giorno conoscono cambiamenti, ed è impressionante come in circostanze di grave emergenza, venga alla luce il patrimonio di conoscenza, di passione, di creatività che appartiene allo spirito del nostro popolo. Sono convinto che anche oggi, in questa Italia moderna e pluralista, vi sia ancora un’anima naturaliter christiana, patrimonio condiviso da uomini e donne che hanno differenti visioni della vita. Per questo motivo, è bello che si manifestino la vicinanza e la stima della gente: mi associo anch’io e mi faccio voce della comunità cristiana, di tutta la Chiesa di Pavia.
Qui c’è davvero un tesoro di bene e di vita che ci unisce tutti, credenti e non credenti, e si sta realizzando un’esperienza medica, sociale e umana che sarà importante custodire e non dimenticare: certo tutto questo dentro fatiche e sofferenze – penso alle ansie e alle preoccupazioni dei malati, soprattutto quelli più gravi, dei loro familiari, penso a coloro che vivono la perdita di una persona amata, e che non possono essere vicini ai loro cari, ricoverati in isolamento per non favorire la diffusione del virus.
Vi sono vicino e vi accompagno con la mia preghiera: è motivo di dolore sapere che nei reparti dedicati alla cura del “Covid-19” non possano entrare i cappellani, anche se comprendo la necessità di questa misura di precauzione. Da parte mia, oltre a ricordare soprattutto nell’Eucaristia quotidiana i malati con le loro famiglie e tutti voi, mi permetto fare una semplice richiesta: a coloro che tra voi sono cristiani e operano nei reparti degli infettivi, chiedo, se possibile, nel servizio che vi porta, nei limiti delle attuali condizioni, a esprimere piccoli segni di vicinanza ai malati, di non far mancare una preghiera con loro, per loro e accanto a loro, un gesto di affidamento al Signore, perché si sentano meno soli, accompagnati da Gesù.
Di cuore vi benedico e chiedo al Signore che sostenga il vostro prezioso impegno: chi di voi condivide con me la stessa fede, accolga questa benedizione come dono dall’Alto, chi di voi non si riconosce nello stesso “Credo” cristiano, accetti la mia preghiera e la mia benedizione come segno di profonda stima e incoraggiamento per ciò che fate, talora rischiando di persona la salute.
Pavia, 18 marzo 2020
+ Corrado vescovo