E’ giunto nei giorni scorsi presso gli uffici della Diocesi di Pavia l’Editto relativo alla causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Giancarlo Bertolotti, medico ginecologo e strenuo difensore del diritto alla vita. L’editto formale è stato inviato dalla Diocesi di Lodi che ha dato inizio al processo canonico di beatificazione dopo il parere favorevole espresso dalla Conferenza Episcopale Lombarda e il nulla-osta della Congregazione delle Cause dei Santi, formalizzato il 23 ottobre scorso. Il Servizio Diocesano per le Cause dei Santi della Curia di Lodi ha sottolineato un
elemento importante invitando “i singoli fedeli a comunicare al Vescovo direttamente o a far pervenire al Servizio diocesano per le cause dei santi della Curia laudense, tutte quelle notizie dalle quali si possano in qualche modo arguire elementi favorevoli o contrari alla fama di Santità del Servo di Dio”. Un dettaglio importante per coloro che lo hanno incontrato e conosciuto: l’appello infatti è aperto anche alla Diocesi di Pavia ed a tutte quelle persone che hanno potuto avvicinare Giancarlo Bertolotti e che vogliono far pervenire la loro esperienza in sostegno della causa di beatificazione.
E’ possibile infatti comunicare i propri ricordi e le impressioni personali al proprio parroco o ad altra persona consacrata che provvederà a comunicarle a sua volta alla Diocesi di Lodi. Lo stesso percorso vale anche per gli scritti: lettere e messaggi vergati da Bertolotti costituiscono un materiale prezioso. E’ inoltre possibile riferirsi direttamente alla Curia di Lodi oppure alla Postulazione della Causa per consegnare scritti e ricordi che possano contribuire a rendere ancora più salda la fama di santità di cui già gode il Servo di Dio Giancarlo Bertolotti. Il Vescovo di Lodi, mons. Giuseppe Merisi, ricorda nell’Editto le collaborazioni del ginecologo con il Centro di Aiuto alla Vita di Pavia e la casa di Accoglienza alla Vita di Belgioioso, nonché il suo stile di vita: “era semplice, essenziale, umile, ancorato ai valori della fede e della preghiera, un apostolo del ‘bell’amore’”, come lui stesso si era definito; “fu infatti assidua la sua presenza vicino alla donna in procinto di diventare madre – prosegue l’Editto diocesano -”indirizzando con delicatezza le donne a non rinunciare al bimbo che portavano in grembo. (…) Da quel momento (il 7 giugno 1978 quando presentò l’obiezione di coscienza alla legge 194 che legalizzava l’aborto, ndr.) per il Servo di Dio iniziò una missione che sarebbe durata fino alla morte: salvare la vita di tanti esseri umani a rischio di soppressione, aiutando le donne a superare la tentazione e il dramma dell’aborto”.
Simona Rapparelli