Il nostro Vescovo, mons.Giovanni Giudici, si è trovato coinvolto in una polemica molto strumentale per un semplice gesto di apertura e sensibilità nei confronti della comunità musulmana pavese. Il meccanismo di queste provocazioni è semplice: si estrapolano le parole di pace, dialogo e apertura dal loro contesto, si manipolano fino a stravolgerne il senso e fingendo di invocare la “vera dottrina” si mischiano con luoghi comuni e rancori di vario tipo, tutto naturalmente con toni e modi ben lontani da ogni sincero spirito di comprensione e comunione cristiana.
Si spera naturalmente che qualche organo di stampa finisca per dare risalto alla questione e un po’ di pubblicità a persone, pubblicazioni e siti web di cui altrimenti nessuno si curerebbe.
Mons. Giudici non ha certo bisogno di essere difeso: la sua testimonianza di uomo di Chiesa buono e sereno, saggio ed equilibrato, è nei fatti, è nell’esperienza e nel cuore di chi – come tutti noi – lo segue da anni, giorno dopo giorno, nella sua quotidiana opera di Pastore presso la Chiesa di Pavia. Peraltro, egli si trova in buona compagnia, con il cardinale Martini, papa Giovanni Paolo II, Paolo VI e molti altri fino ai padri conciliari: pochi si salvano infatti dalle invettive di questi pittoreschi difensori di una supposta purezza di fede.
Anche noi ci teniamo ad essere in questa nobile compagnia: certi di interpretare il pensiero di tanti fratelli e amici della Chiesa pavese, ci piace qui esprimere con convinzione la nostra solidarietà e vicinanza nei confronti del nostro vescovo. Siamo sicuri che, come tutte le persone di buona volontà, egli è impegnato da problemi e preoccupazioni ben più grandi e ci dispiace che ne sia distolto da polemiche inutili.
Ne approfittiamo anche per aggiungere un pensiero sulla vera questione in gioco: il rapporto della nostra società con le altre fedi.
Anche noi siamo sconcertati di fronte alle forti tensioni, che spesso degenerano in violenze inaudite, a cui sono sottoposti i credenti, in particolare i cristiani, da parte di gruppi estremisti islamici.
Benedetto XVI, nel suo recente viaggio in Libano, ha affermato con forza: “Un vero credente non può dare la morte”. E poi ha spiegato ulteriormente: “Bisogna bandire la violenza verbale o fisica. E’ sempre un attentato alla dignità umana, quella dell’autore come quella della vittima”. E ancora: “Pensieri di pace, parole di pace e gesti di pace creano una atmosfera di rispetto, di onestà e di cordialità in cui gli errori e le offese possono essere riconosciute in verità per avanzare insieme verso la riconciliazione.”
E quindi, nella piena condanna di ogni violenza fisica o verbale, siamo anche molto lontani da chi, in nome della libertà di stampa, ritiene di poter insultare e deridere la sensibilità dei credenti.
Con il Papa, con il nostro Vescovo, con tutti gli uomini nostri fratelli noi vogliamo riprendere il cammino e cercare di costruire insieme, ogni giorno, pensieri, parole e gesti di pace e di dialogo.
La Presidenza Diocesana dell’Azione Cattolica di Pavia
La Presidenza Provinciale delle ACLI di Pavia
Si spera naturalmente che qualche organo di stampa finisca per dare risalto alla questione e un po’ di pubblicità a persone, pubblicazioni e siti web di cui altrimenti nessuno si curerebbe.
Mons. Giudici non ha certo bisogno di essere difeso: la sua testimonianza di uomo di Chiesa buono e sereno, saggio ed equilibrato, è nei fatti, è nell’esperienza e nel cuore di chi – come tutti noi – lo segue da anni, giorno dopo giorno, nella sua quotidiana opera di Pastore presso la Chiesa di Pavia. Peraltro, egli si trova in buona compagnia, con il cardinale Martini, papa Giovanni Paolo II, Paolo VI e molti altri fino ai padri conciliari: pochi si salvano infatti dalle invettive di questi pittoreschi difensori di una supposta purezza di fede.
Anche noi ci teniamo ad essere in questa nobile compagnia: certi di interpretare il pensiero di tanti fratelli e amici della Chiesa pavese, ci piace qui esprimere con convinzione la nostra solidarietà e vicinanza nei confronti del nostro vescovo. Siamo sicuri che, come tutte le persone di buona volontà, egli è impegnato da problemi e preoccupazioni ben più grandi e ci dispiace che ne sia distolto da polemiche inutili.
Ne approfittiamo anche per aggiungere un pensiero sulla vera questione in gioco: il rapporto della nostra società con le altre fedi.
Anche noi siamo sconcertati di fronte alle forti tensioni, che spesso degenerano in violenze inaudite, a cui sono sottoposti i credenti, in particolare i cristiani, da parte di gruppi estremisti islamici.
Benedetto XVI, nel suo recente viaggio in Libano, ha affermato con forza: “Un vero credente non può dare la morte”. E poi ha spiegato ulteriormente: “Bisogna bandire la violenza verbale o fisica. E’ sempre un attentato alla dignità umana, quella dell’autore come quella della vittima”. E ancora: “Pensieri di pace, parole di pace e gesti di pace creano una atmosfera di rispetto, di onestà e di cordialità in cui gli errori e le offese possono essere riconosciute in verità per avanzare insieme verso la riconciliazione.”
E quindi, nella piena condanna di ogni violenza fisica o verbale, siamo anche molto lontani da chi, in nome della libertà di stampa, ritiene di poter insultare e deridere la sensibilità dei credenti.
Con il Papa, con il nostro Vescovo, con tutti gli uomini nostri fratelli noi vogliamo riprendere il cammino e cercare di costruire insieme, ogni giorno, pensieri, parole e gesti di pace e di dialogo.
La Presidenza Diocesana dell’Azione Cattolica di Pavia
La Presidenza Provinciale delle ACLI di Pavia