Lunedì 7 ottobre nella chiesa di Santa Maria del Carmine di Pavia il poeta e scrittore Davide Rondoni ha letto e commentato L’“Infinito” di Giacomo Leopardi, una delle poesie più conosciute del genio letterario di Recanati e una delle più dense di significati. La serata si è aperta con i saluti e i ringraziamenti del parroco, don Daniele Baldi e con la presentazione dell’ospite da parte del linguista, neuroscienziato e scrittore Andrea Moro.
Secondo Rondoni, Leopardi si lascia interpellare dalle grandi domande di senso, interrogativi che ancora oggi caratterizzano l’interiorità dell’uomo moderno che però cerca risposte vuote nella quantità (di stimoli, di oggetti, di esperienze) e non nella qualità, rimanendo insoddisfatto, agitato e lontano dall’interiorità; Leopardi, invece, scopre l’infinito silenzio insito nell’uomo lasciandosi naufragare dolcemente nel mare tranquillo della consapevolezza del gusto della bellezza.
(Si ringrazia don Giovanni Lodigiani).
Su Il Ticino in uscita venerdì 11 ottobre un ampio approfondimento dedicato all’incontro svoltosi in Carmine.
L’”Infinito” (di Giacomo Leopardi)
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.