Il nuovo Anno Pastorale sarà Dedicato all’Eucaristia come cuore pulsante della vita cristiana

La celebrazione si svolgerà in Cattedrale

Sarà Fratel Goffredo Boselli, liturgista e monaco di Bose, dottore in teologia a l’Institut Catholique di Parigi, e con un Master in Storia delle religioni e antropologia religiosa presso alla Sorbona di Parigi, l’ospite d’onore della celebrazione per l’apertura del nuovo Anno Pastorale, che si svolgerà nella serata di venerdì 20 settembre in Duomo. L’Anno Pastorale che attende i fedeli pavesi in vista del 2020 sarà dedicato alla centralità dell’Eucaristia, non solo come sacramento proprio del Giorno del Signore, ma intesa come vera e propria fonte di vita per tutti coloro che vi si accostano. Sono queste alcune delle novità emerse dall’intervista al Vescovo di Pavia monsignor Corrado Sanguineti, che ogni anno, attraverso le pagine del settimanale diocesano Il Ticino, sceglie di far arrivare ai fedeli il messaggio di augurio per una estate serena e di anticipare i temi fondamentali che caratterizzeranno dall’autunno in avanti i passi della Diocesi di Pavia.

Il nuovo Anno Pastorale: l’Eucaristia come cuore pulsante della vita della Chiesa

Manca poco all’avvio del nuovo Anno Pastorale: quale sarà il tema che guiderà la riflessione 2019/2020? E su quale tematica verterà la nuova Lettera Pastorale?

“Il cammino di riflessione intrapreso insieme già dagli anni scorsi era partito dal primo grande luogo dove accade l’incontro con Gesù Cristo vivente che è la Chiesa e la comunità cristiana; dopo aver riflettuto sulla prima forma di incontro che avviene tramite l’Ascolto della Parola, quest’anno vorremmo porre l’attenzione in modo particolare sulla Eucaristia come cuore della vita della comunità e in particolare sull’Eucaristia celebrata nel giorno del Signore. Lo scopo è quello di aiutare le nostre comunità a ridare dignità, profondità e valore al celebrare, di domenica in domenica, riscoprendo il senso e la ricchezza che c’è nei gesti e nelle parole della celebrazione eucaristica. Per arrivare a riscoprire che, come dicevano i martiri di Abitene, ‘sine dominico non possumus’, ovvero non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore e senza ciò che è del Signore; si tratta della Eucaristia celebrata come comunità e se manca viene meno qualcosa di profondamente essenziale.
Avremo anche uno sguardo diretto verso i giovani: una delle idee, infatti, è anche quella di provare a ‘riaffezionare’ i ragazzi al momento della celebrazione eucaristica; con il sostegno della pastorale giovanile diocesana vorrei anche studiare qualche iniziativa e qualche progetto specifico perché l’Eucaristia non è un semplice gesto ma è il cuore della nostra esistenza. La vita cristiana è l’esperienza di una parola che ci nutre, di una appartenenza che rigenera la vita e di un avvenimento presente che ridà orizzonte ma è l’Eucaristia il vero cuore di tutto. Gli adolescenti faticano a vivere il gesto eucaristico: ci sono ragazzi che si spendono profondamente durante il Grest ma stentano a partecipare alla messa domenicale, privandosi, a mio avviso, di qualcosa di fondamentale. Una vita cristiana senza eucaristia è una vita cristiana zoppa”.

Quando verrà ufficialmente inaugurato il nuovo Anno Pastorale?

“L’apertura è fissata per la serata di venerdì 20 settembre alle ore 20.45 in Duomo: ad accompagnarci nella riflessione sarà Fratel Goffredo Boselli, che ci aiuterà a comprendere come celebrare oggi nella città secolare. Nel mondo odierno si vive secondo logiche molto lontane dalla fede; che significato ha, in questo mondo, che ci siano ancora cristiani che vivono l’eucaristia con fedeltà e come gesto aperto a tutti? L’incontro in Cattedrale sarà anche l’occasione in cui presenterò la mia Lettera Pastorale e costituirà un momento di ascolto della Parola che ci aiuterà a non vivere più l’Eucaristia stancamente, come se fosse un retaggio del passato che si fatica a mantenere, ma ci spingerà a ritrovarne il gusto. Se non c’è l’Eucaristia la Chiesa manca del suo cuore pulsante.
Inoltre, per il nuovo anno pastorale, c’è anche l’intenzione di rendere la ‘Christus vivit’, ovvero la quarta esortazione apostolica di Papa Francesco, più vicina ai giovani fedeli pavesi: anche in questo caso penso ad un coinvolgimento della pastorale giovanile diocesana anche perché il documento, che è un po’ un ‘mare magnum’, tocca diversi temi e ci sono tante parti che offrono spunti e provocazioni; per questo le pastorali giovanile e universitaria, insieme alla chiesa diocesana, potranno provare ad ipotizzare nuovi cammini comunitari che accrescano la fede dei più piccoli e dei giovani. Di certo non basterà un anno solo, ci sarà anzi, in accordo con tutti i Vescovi Lombardi, anche un percorso regionale che potrebbe culminare in un evento significativo che volga lo sguardo già alla Giornata Mondiale della Gioventù del 2022 a Lisbona. Insomma, la ‘Christus Vivit’ non è sicuramente un testo immediato ed è necessario che venga fatto proprio identificandone alcune priorità e orientamenti da seguire, da ‘rischiare’ e da vivere nelle nostre comunità”.

Le parrocchie diocesane e la Visita Pastorale del Vescovo alle varie Unità

A settembre riprenderà anche la Visita Pastorale: a che punto siamo? Quali impressioni? Inoltre, a Vigevano è stato avviato per il 2019 il Sinodo Diocesano, anche per fare il punto sull’avvio delle Unità Pastorali: anche qui potrebbe esserci un’esigenza simile?

“Riprenderò la visita pastorale in autunno (dal 22 al 29 Settembre nella parrocchia di Bornasco e Gualdrasco, ndr.) e con il mese di dicembre concluderò la visita del Vicariato III e sarò a metà percorso. La visita viene svolta con una modalità ‘lenta’ perché ad ogni parrocchia o unità pastorale dedico una o due settimane di permanenza: questa forma mi permette di stare per un po’ di tempo a contatto con i miei preti consumando i pasti insieme ed in alcuni casi anche dormendo nelle canoniche dei parroci; mi permette poi di conoscere l’ordinarietà della vita delle loro comunità visitando i malati, incontrando vari gruppi e persone singole, scoprendo la ricchezza delle realtà sociali e celebrando le messe feriali con orari normali. Devo dire che quando lascio la parrocchia provo dispiacere perché lascio relazioni: ringrazio di cuore i parroci che mi accolgono e mi accompagnano preparando un programma che mi permette di conoscere la vita reale.
Compiendo queste visite noto che ci sono comunità più vive e altre più affaticate ma sono in generale paesi con una vita in atto, con persone cristiane che hanno a cuore le attività in parrocchia e si spendono in vari modi per essere partecipi; ci sono tante risorse di volontariato e c’è ancora il tentativo di non lasciar cadere il buono delle tradizioni capendo che è sempre importante stare al passo con i cambiamenti. C’è anche l’impegno di mantenere aperto il dialogo con le famiglie giovani utilizzando come mezzo il catechismo dei ragazzi e poi vedo nei miei preti tanta dedizione, dettaglio che ritrovo anche nell’affetto che li lega alla loro comunità, affetto ricambiato da tante persone. Naturalmente ci sono anche elementi di fatica, tre in particolare: la difficoltà a creare un cammino strutturato per gli adolescenti e i giovani in parrocchia, questione che sottende la domanda sul come fare a far interagire il mondo della fede con quello dei ragazzi; l’altro elemento è cercare di far sì che le persone che vivono un impegno in parrocchia possano davvero intraprendere un cammino di formazione di fede personale e che non siano solamente persone di buona volontà che si prestano per mantenere attive tante strutture. Infine, in alcuni paesi si nota uno sfilacciamento del tessuto sociale a causa dello scarso radicamento: tante persone di una certa età mi dicono che il loro paese non è più quello di prima intendendo dire che i rapporti tra la gente che vi abita sono sempre più tenui; il volontariato civile fatica a trovare nuove forze, le frequentazioni stentano e spesso i paesi si svuotano o sono privi del senso di appartenenza.
Infine, la situazione delle Unità Pastorali: so che Vigevano ha iniziato il sinodo, da noi l’anno scorso c’era stato un percorso, avviato come consiglio presbiterale, che poi ha portato alla produzione di un piccolo vademecum che accompagna all’esperienza delle Unità Pastorali (iniziata già nelle campagne). L’ho ripetuto spesso e lo ribadisco volentieri: mi piacerebbe che si potessero attivare forme di vita comune tra preti che si prendono cura di una stessa zona, in maniera tale che i sacerdoti non mettano in comune solo la loro funzione ma anche la loro vocazione, il loro essere pastori di Cristo. Creare Unità Pastorali è un processo non semplice che va accompagnato e non imposto; ritengo che ci sia da lavorare di più anche sulla città: è necessario, infatti, provare a ripopolare di giovani le parrocchie che sono anagraficamente caratterizzate dalla presenza di persone di media età; per portare avanti il progetto delle Unità Pastorali è necessario anche lavorare maggiormente in rete e imparare a fare dei passi insieme. Se poi sarà necessario promuovere un sinodo lo vedremo più avanti: Monsignor Giovanni Volta, che indisse il Sinodo Diocesano nel 2002, diede il primo indirizzo per l’avvio delle Unità; a noi il compito di promuovere quella conversione pastorale missionaria che anche il Papa ci chiede”.

L’intervista integrale è pubblicata sul numero de Il Ticino di venerdì 2 agosto; sul sito www.ilticino.it il messaggio del Vescovo Corrado ai fedeli pavesi per il periodo estivo.