Speranza e Cammino le due direttrici principali del nuovo Anno Pastorale

Un Giubileo vissuto in modo autentico, guidati dalla Speranza cristiana. Sono le due direttrici su cui il nuovo Anno Pastorale della Diocesi di Pavia intende muoversi per vivere il 2025, Anno Giubilare: numerosi i passi da compiere, compreso anche un maggiore impegno dei laici nella vita delle unità pastorali e zonali che vanno formandosi, con una assunzione di responsabilità maggiore. Come è consuetudine della fine del mese di luglio per il nostro settimanale, ne abbiamo parlato con il Vescovo di Pavia, Mons. Corrado Sanguineti.

Eccellenza, il nuovo Anno Pastorale si avvicina: quali sono le tematiche che verranno proposte?

“Ritengo che sia giusto mettersi in sintonia con il cammino di tutta la Chiesa: il 2025 sarà l’Anno Santo del Giubileo e il Papa ha indicato la strada con la dicitura ‘Pellegrini di Speranza’. Il tema del nuovo Anno Pastorale per la nostra Chiesa di Pavia sarà ‘Pellegrini di speranza in una chiesa in cammino’ e vorrei che questi fossero i due elementi centrali del percorso pastorale nella nostra Diocesi. Da una parte il dono del Giubileo da vivere in modo autentico e non formale, come tempo di grazia: penso che possa essere anche un’occasione per ritrovare il significato del Giubileo. C’è poi la riscoperta della Speranza Cristiana come luce che può davvero illuminare un tempo segnato da tante nubi oscure: le guerre nel mondo, l’ingiustizia e la disuguaglianza, quella che Papa Francesco chiama ‘l’inequità’; le crisi del vissuto di fede nella vita di tante persone, le incertezze sul futuro ed i numerosi interrogativi che abitano pure il cuore dei giovani, dei ragazzi e degli adolescenti e che si manifestano in segni di fragilità e disagio; pensiamo anche alla solitudine di tanti anziani, considerando che purtroppo cresce nel nostro mondo anche la cultura dello scarto. In questo orizzonte nebuloso, riscoprire la forza della Speranza Cristiana che nasce dalla nostra fede credo che sia un bene. L’altro elemento è il cammino sinodale della Chiesa in Italia: abbiamo vissuto la fase sapienziale nei primi due anni con l’esperienza dei Cantieri che ha visto anche una buona partecipazione di laici e di comunità; quest’anno si svolgerà a livello nazionale la cosiddetta Fase Profetica che dovrebbe portare a identificare le scelte delle Chiese in Italia per il prossimo quinquennio. Questa fase si svolgerà con due assemblee nazionali dal 15 al 17 novembre del 2024 e poi dal 31 marzo al 4 aprile del 2025: due momenti che coinvolgeranno direttamente i referenti delle varie diocesi con noi vescovi ed, in vista di questi particolari appuntamenti, io vorrei che cominciassero a circolare nelle nostre comunità i dettagli di ciò che è emerso nel lavoro svolto dai Cantieri in questi due anni, con il ripensamento di come essere Chiesa nel nostro territorio; auspico che si possa anche iniziare ad attuare alcune proposte ed istanze che in modo condiviso sono state espresse negli incontri sia a livello parrocchiale che di zona”.

La nuova Lettera Pastorale: quale sarà il tema di fondo?

“La pubblicazione sarà a settembre. Farò un breve richiamo al valore e al senso del Giubileo nelle sue radici bibliche e nella forma in cui è stato ripreso oggi nella Chiesa. Un secondo punto che affronterò è lo sguardo sulla speranza come orizzonte di ogni vita umana perché a mio parere non c’è vita senza speranza; accompagnerò i fedeli alla scoperta della sorgente e del respiro della Speranza Cristiana che ha il suo fondamento nella Pasqua di Gesù, nella certezza di un amore affidabile che va oltre la morte. In questa riflessione la mia Lettera farà dei rimandi ad alcuni passaggi della bolla di indizione dell’Anno Santo scritta da Papa Francesco, la ‘Spes non confondit’, in particolare quelli dedicati all’annuncio della Speranza Cristiana su quelle realtà ultime e definitive, quelle che si trovano oltre il tempo di questa esistenza terrena che è preziosa ma è anche incompiuta, è fragile ma è anche decisiva. Il terzo passaggio della Lettera, poi, sarà un richiamo al cammino sinodale e al suo risvolto nella nostra Diocesi con le prime indicazioni e le proposte maturate durante il cantiere diocesano e riprendendo le due sintesi realizzate dall’Equipe diocesana: una è stata inviata al comitato nazionale e l’altra è la sintesi redatta al termine del percorso degli incontri fatti in questo anno. Indicheremo anche due primi passi di risposta ad esigenze manifestate nell’ascolto delle persone che hanno partecipato agli incontri a livello zonale e parrocchiale; ci sarà poi l’avvio di un cammino formativo di base per sensibilizzare al dono dei Ministeri Istituiti come forme stabili di corresponsabilità dei laici nella vita delle comunità; c’è poi l’altra iniziativa con l’equipe diocesana per la catechesi e con i responsabili regionali, con i quali ripenseremo l’impianto del percorso di Iniziazione Cristiana dei bambini e dei ragazzi. Infine, venerdì 27 settembre dalle ore 21 in Duomo sarà con noi Don Luigi Maria Epicoco per una riflessione sul tema della speranza collocata nel tempo che stiamo vivendo come Chiesa. Quella sera presenterò sinteticamente la mia Lettera che sarà poi fatta circolare nella comunità”.

Uno dei percorsi che viene portato avanti in questi ultimi anni è quello delle Unità Pastorali: oggi il tema si approfondisce cominciando a parlare di zone; cosa cambia?

“Nell’arco del prossimo anno dovrei concludere la mia Visita Pastorale nella città di Pavia: in autunno incontrerò le parrocchie della Zona Est e poi, nei primi mesi del 2025, le parrocchie del centro città. L’idea è che la Visita sia alle parrocchie pensate già come zona con incontri zonali: vorrei orientare, incoraggiare e propiziare la crescita di un lavoro pastorale con forme di collaborazione stabili tra parrocchie appartenenti alla stessa area e identificare e costruire delle unità pastorali cittadine: per il centro città l’idea è quella di realizzare una vera comunità pastorale che comprenda le varie parrocchie. Non si tratta di una nuova ‘organizzazione aziendale’ ma di un modo per far crescere un senso di Chiesa più ampio rispetto alla singola parrocchia, sia perché la vita delle persone oggi non ha più come confine un campanile, sia perché (e lo sappiamo) non abbiamo più il numero di presbiteri sufficiente per poterne assicurare uno ad ogni parrocchia. Ma non solo: si punta a valorizzare di più una soggettività e corresponsabilità dei fedeli laici e dei diaconi permanenti, i religiosi e le consacrate; i Ministeri Istituiti aiutano a far sì che il soggetto che guida una comunità o un insieme di comunità non sia il singolo prete ma siano i sacerdoti accompagnati da una equipe di persone che si prende a cuore la vita di fede delle persone nei luoghi dove si incontrano, dove lavorano e vivono. Per quanto riguarda le Unità Pastorali non cittadine, dall’ascolto dell’anno scorso non sono emerse richieste di cambiamento della loro configurazione territoriale; ci sono ancora alcune parrocchie a sé stanti nelle quali si comincerà a favorire una collaborazione con altre parrocchie vicine ma è chiaro che le unità pastorali, in alcuni casi, sono già avviate e mi pare che in diverse zone ci sia una bella crescita di partecipazione e di responsabilità. Certo, in altre si procede con più fatica ed è un cammino che va sostenuto. Intanto, con le prossime nomine appena rese note c’è l’avvio di una collaborazione tra unità pastorali: penso a Chignolo e Pieve Porto Morone; è un cammino che va accompagnato, si tratta da parte dei preti di dare più fiducia ai laici e da parte dei laici acquistare più soggettività e responsabilità che comporta anche un rischio, quello della libertà”.

Si.Ra.

(Intervista pubblicata sul settimanale diocesano “il Ticino” di venerdì 2 agosto)