«Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2Cor 6,2): carissimi fratelli e sorelle, entriamo nella Quaresima dell’Anno Santo della Misericordia, davvero un tempo di grazia, un’occasione da non sprecare. In modo particolarmente intenso, sentiamo rivolte a noi le parole dell’apostolo: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20). Lasciamoci riconciliare con Dio, lasciamoci abbracciare dalla tenerezza del Padre che si fa visibile in Gesù, e perciò guardiamo a Cristo, fissiamo Cristo crocifisso che domina sull’altare davanti a noi: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore». Che grande mistero, mistero di misericordia, impensabile dalla sapienza umana, inimmaginabile dalla nostra mente! Gesù, il Santo, il Figlio obbediente e fedele, nella sua passione, nella sua croce è stato reso peccato, perché ha portato su di sé il peso oscuro dei nostri peccati e del male che c’è nel mondo, e nella forza del suo amore ha vinto il peccato e la morte, ha spalancato per noi la via della vita e della risurrezione. La Quaresima ci è ridonata ogni anno per riprendere il nostro cammino: noi che così spesso decadiamo nella dimenticanza e nei mille compromessi, noi che siamo segnati e feriti da una debolezza mortale che ci inclina a cadere e che ci fa, tante volte, sentire la tristezza del peccato, abbiamo bisogno di ritrovarci nella verità del nostro essere di peccatori perdonati, di fronte al Padre. C’è infatti un primo protagonista di questi giorni ed è Dio, il Mistero che sta alla radice di ogni istante e di ogni essere, un Dio che, attraverso tutta la storia del suo coinvolgersi con Israele, e in modo pieno, attraverso la presenza di Gesù di Nazaret, si svela come Padre ricco di misericordia: anzi, potremmo dire, facendo eco a Papa Francesco che «la misericordia è il nome di Dio», e misericordia significa un amore senza limiti, puro, totale, gratuito, un amore che sempre sa accogliere, perdonare, rigenerare, un amore che non si dà mai per vinto, che cerca in noi anche il più piccolo spiraglio per poter entrare. Infatti per essere perdonati dal nostro male, basta che in noi ci sia almeno il desiderio sincero di metterci in cammino – magari ben sapendo che cadremo ancora – basta che nel nostro cuore sgorghi un vero dolore per i nostri peccati, un dolore che diviene a volte vergogna e umiliazione, è subito il Padre ci accoglie, ci abbraccia, ci ricrea. Davanti al Padre, noi ci riscopriamo nella nostra identità di figli amati, e perciò, nella Quaresima, l’altro protagonista è l’uomo, siamo noi, ciascuno e ciascuna di noi: così la Parola di Dio questa sera racchiude l’appello, rivolto a noi, a essere leali e veri, nel riconoscimento delle nostre colpe e meschinità, ma sempre davanti al Dio che è immensamente più grande dei nostri peccati. È il grido del profeta Gioèle: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore» (Gl 2,12-13). È la bellissima preghiera del Salmo 50, il Miserere, che può diventare la preghiera che ci accompagna in questi giorni, dove l’orante confessa, nello stesso tempo, la misericordia di Dio, la certezza di questo amore senza sponde, e insieme il proprio peccato, mendicando dal Signore la grazia di un cambiamento, di un cuore nuovo. Dovremmo lentamente pregare il salmo, lasciare penetrare in noi la verità e la bellezza delle sue parole, immedesimarci nel cuore di chi lo ha scritto:
« Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro.
Sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto…
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza» (Sal 50, 3-6.13-14).
Soltanto davanti al Dio vivente che è amore misericordioso e infinito, possiamo essere noi stessi, possiamo riconoscere il nostro peccato, senza trovare alibi e giustificazioni, e possiamo sperimentare la gioia di essere salvati; proprio nel momento in cui il Signore ci illumina e ci fa vedere la nostra umanità ferita, fragile e talvolta connivente con il male, proprio allora Lui si rivela a noi come Padre che si china sui suoi figli perduti o su coloro che si credono a posto, giusti, e ci dona la vera libertà, la certezza di essere amati. Così, fratelli e sorelle, comprendiamo l’invito di Gesù nel Vangelo a vivere i gesti semplici e grandi della pietà e della conversione – l’elemosina, il digiuno e la preghiera, nelle sue varie forme – non per essere visti o ammirati dagli altri, non per far vedere quanto siamo “bravi”, ma davanti al Padre, «il Padre tuo che vede nel segreto», perché è il rapporto vissuto con il Padre ciò che ci restituisce la nostra dignità di figli e quindi di fratelli e sorelle, chiamate a vivere nell’amore e nel dono di sé. La conversione è il movimento della nostra persona che riconosce il Padre e vuole crescere in una familiarità con Lui, guardando Gesù, imparando da Gesù, invocando la grazia da Gesù: perciò, viviamo con cuore e non in modo formale, la preghiera, in un ascolto più intenso del Vangelo, il digiuno, dal cibo o da altre cose, rinunciando a qualcosa per avere più da donare ai poveri, l’elemosina, praticando le opere della misericordia, e accogliendo le iniziative di carità che saranno proposte nelle nostre comunità. Ma soprattutto, in questo Giubileo della Misericordia, viviamo la gioia di essere accolti e perdonati dal Padre nel Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione: che voi fedeli abbiate a vivere questo Sacramento, e che noi ministri possiamo essere più disponibili nel dare tempo per le confessioni, e possiamo essere ministri che davvero accolgono con la tenerezza di Gesù: «Rendimi la gioia della tua salvezza, rendici la gioia della nostra salvezza!» Amen
+ Mons. Corrado Sanguineti
Vescovo di Pavia