“Don Giulio aveva segnato l’esistenza di molte persone, e la sua umanità ricca, la sua intelligenza aperta, la sua fede in
cui era cresciuto, in famiglia e nella nostra Chiesa pavese, erano state come potenziate ed esaltate dal suo incontro con il carisma di Comunione e Liberazione, con la paternità autorevole e amorosa di Don Giussani, con l’amicizia con altri preti che in Italia, allora, vivevano e dilatavano l’esperienza del movimento nelle scuole, nelle università, nei vari ambienti di vita.
Aderendo con passione e libertà a quell’incontro, Don Giulio ha edificato un popolo a Dio, il vostro popolo, ha coinvolto tantissimi giovani nella proposta cristiana, ed è divenuto padre e guida per molti: a quarant’anni dal suo passaggio al Padre, lo ricordiamo con affetto e ringraziamo il Signore per il dono della sua vita e della sua presenza, per la fecondità di bene che ha generato”.
E’ uno dei passaggi dell’omelia pronunciata dal Vescovo, Mons. Sanguineti, nella serata di mercoledì 12 gennaio durante la celebrazione delle ore 21 dedicata al ricordo di don Giulio Bosco a quarant’anni della sua morte, avvenuta in modo
inatteso in montagna il 2 gennaio 1982.