Un parallelismo tra la vita semplice e forte insieme della giovane Maria che a sedici anni accetta di lasciarsi toccare dalla volontà di Dio e i ragazzi di oggi che devono fare i conti con l’età e il momento che stiamo vivendo. E’ il tema sviluppato dal Vescovo, Mons. Sanguineti, nella serata di martedì 14 dicembre nella chiesa del Sacro Cuore durate la Veglia di Preghiera dei giovani in preparazione al Santo Natale organizzata dalle Pastorali Giovanile e Universitaria e dal CDV, il Centro Diocesano Vocazioni. Al centro della riflessione, a cui hanno partecipato numerosi giovani, il brano del Vangelo di Luca nel quale Maria, dopo aver ricevuto l’annuncio dall’Angelo, raggiunse “in fretta” la cugina Elisabetta incinta di Giovanni: un incontro pieno di grazia durante il quale Elisabetta, che non può sapere dell’attesa di Gesù, saluta Maria chiamandola “madre del mio Signore” e nel quale Maria pronuncia il Magnificat. “Maria dice cose grandi di sé nel Magnificat ma con estrema umiltà – ha detto il Vescovo Corrado -: essere umili, infatti, non significa svalutarsi o ignorare le proprie capacità, al contrario significa rendersi conto di essere dotati di doni e grazie che arrivano non da meriti nostri ma da Dio stesso. E così fa Maria dicendo ‘Tutte le generazioni mi chiameranno Beata’ e ‘Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente’”. Un altro passaggio della predicazione del Vescovo ha richiamato il concetto di “Benedire”: “Maria viene benedetta da Elisabetta non appena le due si trovano una accanto all’altra – ha richiamato Mons. Sanguineti -. Benedire significa anche dire-bene: spesso non diciamo bene di altre persone, ma anzi, ci perdiamo in lamenti e critiche corrosive che certo non aiutano nessuno. Impariamo a dire il bene e a fare il bene, seguendo l’esempio di Maria”.
QUI LA RIFLESSIONE COMPLETA DEL VESCOVO CORRADO.