Reddito di cittadinanza e politiche attive del lavoro hanno un ruolo determinante, quello di affrontare la questione della povertà arginandola, ma non sono una soluzione definitiva se non affiancate da altre iniziative che portino le persone non ad “alzarsi dal divano” ma ad ottenere supporti formativi ed affiancamento di esperti alla ricerca del lavoro. E’ questa, in estrema sintesi, la tesi emersa durante il secondo incontro della Scuola di Cittadinanza e Partecipazione della Diocesi di Pavia che si è svolto nella mattinata di sabato 13 novembre alla sede della CGIL di Pavia (non scelta a caso, l’intento era, infatti, quello di rimarcare la presenza di un terreno comune su cui confrontarsi ponendo al centro l’uomo e i suoi diritti, in particolare il diritto al lavoro). Il giorno seguente, il 14 novembre, Giornata Mondiale della Povertà, Papa Francesco ha affermato che “Se la nostra speranza non si traduce in scelte e gesti concreti di attenzione, giustizia, solidarietà, cura della casa comune, le sofferenze dei poveri non potranno essere sollevate, l’economia dello scarto che li costringe a vivere ai margini non potrà essere convertita, le loro attese non potranno rifiorire”.
“Su sussidiarietà, solidarietà e promozione del bene comune c’è spazio di dialogo tra soggetti differenti”
Il Vescovo, Mons. Sanguineti, ha ricordato nel suo intervento come da sempre la Chiesa abbia “intrecciato una relazione, con alterne vicende, con il mondo del lavoro, con gli uomini del lavoro” e in particolare nello sviluppo della dottrina sociale ci sia sempre stata “un’attenzione privilegiata al lavoro come espressione propria dell’uomo e alle forme di sfruttamento ingiusto, che spesso hanno gravato sui lavoratori dipendenti”. Lo testimonia il trinomio “povertà, reddito e lavoro”, davvero centrale per la promozione di un’economia a misura d’uomo e a misura delle famiglie: “È chiaro che appartiene alla responsabilità dello Stato promuovere politiche attive del lavoro, non in una prospettiva ‘statalista’ – lo Stato che diventa agente primo nel mercato del lavoro – ma nella prospettiva che tiene insieme tre aspetti fondamentali, sempre richiamati dalla Chiesa: la sussidiarietà, con lo spazio legittimo all’iniziativa privata di ogni genere – profit e non profit – e che oggi trova un terreno fecondo nella crescita dell’economia sociale e delle imprese del terzo settore; la solidarietà, come attenzione e condivisione dei bisogni da parte dei soggetti più svantaggiati e fragili; la promozione del bene comune, come bene di tutti e di ciascuno. Su questo terreno, c’è spazio per un dialogo e una collaborazione attiva e intelligente tra soggetti differenti, che operano nell’ambito sociale, con una propria identità e funzione ed esprimono uno sguardo originale sulla persona umana, sul lavoro e sull’attività economica”.
Sul Settimanale diocesano Il Ticino di venerdì 19 novembre ampio spazio a tutti gli interventi del convegno che è stato trasmesso in diretta ed è disponibile anche dal canale YouTube della Diocesi.