Le città si svuotano, le persone hanno necessità di partire, quasi come fosse un fuggire dal dramma vissuto nell’ultimo anno e mezzo. Reazione comprensibile, ma è necessario prestare attenzione a non “perdersi”: “Il tempo estivo è caratterizzato da una naturale voglia di vita di libertà, vista come riappropriazione dei tempi e luoghi di incontro – commenta Mons. Sanguineti -. Ma tutto questo è anche mescolato ad una fretta di tornare alla normalità precedente, come se prima tutto fosse sempre andato bene. Ed osservo che a volte che ci sono delle spinte a forme di evasione e di divertimento fini a sé stesse, una sorta di ‘consumazione’ frettolosa di esperienze ed emozioni: credo che questa voglia sana di libertà e di incontro unita ad una forma di immatura tornare a fare quello che facevamo prima generi nella nostra gente la fatica di stare di fronte in modo vero all’esperienza di questa pandemia da cui non siamo ancora usciti (anche se i vaccini stanno migliorando la situazione). Oggi, dunque, viene alla luce la debolezza e forse anche la miopia di una certa concezione della vita nella quale l’uomo si mette al centro di tutto considerandosi unico protagonista e non riconoscendo più che la vita è più grande di lui, che c’è un mistero che avvolge l’esistenza. L’uomo tende a non dare più spazio al rapporto cosciente e libero con l’infinito e con il Mistero di Dio”.
Il pensiero per anziani e famiglie
“In questo clima è molto importante non lasciare indietro nessuno come ha detto Papa Francesco – puntualizza Mons. Sanguineti -: si tratta di avere particolare attenzione per quelle persone e quelle categorie che rischiano di essere messe ai margini e dimenticate. In questo senso credo che gli anziani siano una domanda e al tempo stesso una salutare inquietudine: dovremmo chiederci come società, come chiesa e come famiglie che valore, che spazio e che cura diamo ai nostri anziani. La pandemia ha messo in luce tante criticità, tanta solitudine anche in questo lunghissimo tempo di non accesso alle RSA e agli anziani che vi risiedono, tanti elementi difficili e drammatici che ci riportano alle troppe vittime e alla cancellazione di una generazione intera. E’ necessario ora non ripiegarsi sull’orizzonte ristretto del nostro benessere e imparare a renderci veramente disponibili alla compagnia agli anziani, al servizio, a dare tempo per stare accanto a loro. E’ ora di capire davvero che gli anziani sono una ricchezza e non un problema e sono anche una cartina al tornasole dell’umanità (o meno) con cui scegliamo di vivere”.
Anche le famiglie hanno bisogno di sostegno e si confermano una forza d’argine per tanti motivi: “Credo che la pandemia abbia dimostrato come siano una forza sociale da non trascurare – conclude Mons. Corrado Sanguineti -. La famiglia è una ricchezza: grazie alla sua presenza la società italiana sta tenendo ancora, anche se tante di loro hanno vissuto e vivono momenti di fatica e di disagio. Da un lato credo che sia importante, a livello di autorità e di amministrazione pubblica, dare più attenzione e riconoscimento alle famiglie e allo stesso tempo avere coscienza che oggi le famiglie vivono diverse situazioni di fatica: mi riferisco a relazioni fragili e a volte sfilacciate e al vuoto educativo di alcuni adulti. Certo credo che dal mondo delle famiglie arrivi una domanda di sostegno ma anche di maggiore protagonismo sia a livello sociale che di comunità cristiana e vita oratoriana”.
(Intervista completa pubblicata sul settimanale diocesano Il Ticino di venerdì 30 luglio; in foto i ragazzi degli oratori di Santa Maria di Caravaggio e SS. Salvatore al campo estivo di Courmayeur)