Sono originario di Vigonzone (Torrevecchia Pia) e dalla fine del 1993 vivo in Sudamerica.
Ho 62 anni e da 21 anni sono sacerdote. Ho sentito la chiamata al sacerdozio quando avevo più o meno 30 anni e dopo il discernimento del gruppo vocazionale, sono entrato nel Seminario Missionario Redemptoris Mater di Brasilia dove sono stato formato come presbitero missionario.
L’irruzione del Signore nella mia vita con l’annuncio del suo amore e della sua misericordia, mi ha rigenerato e ha dato un senso nuovo alla mia esistenza. Ho ricevuto questo annuncio a 21 anni frequentando il cammino Neocatecumenale che ho conosciuto nella mia comunità parrocchiale di Vigonzone.
Ho trascorso il mio primo anno da sacerdote a Formosa, una diocesi vicina a Brasilia: sono stato destinato ad una parrocchia rurale che aveva 9 cappelle, tutte nelle campagne con strada sterrate.
Ricordo che avevo in parrocchia delle suore missionarie polacche e brasiliane (della congregazione del Sacri Cuori di Gesù e Maria) che mi accompagnavano il sabato e la domenica a celebrare la messa, perché da solo non ci sarei mai arrivato…
Al termine del primo anno di sacerdozio, il Cardinale di Brasilia mi convocò chiedendomi se fossi disposto a partire in missione per Montevideo, Uruguay.
Sono rimasto a Montevideo per 15 anni come parroco in due parrocchie e ringrazio Dio per quell’esperienza di fede.
Per motivi culturali e sociali gli uruguaiani sono differenti da tutti i sudamericani nei confronti della religione: molti sono atei, agnostici, razionali, le chiese poco frequentate. Un laicismo che dura da un secolo ha prodotto tutto questo e sono grato al Signore che mi concede di voler bene a quella realtà. Realmente, bisogna avere molto amore, pazienza nell’accompagnare un simile processo. Sicuramente mi ha aiutato ad andare all’essenza del Cristianesimo che è l’annuncio gioioso di Gesù Risorto che dona sempre la vita del Dio che salva.
Nel 2015 sono stato chiamato dal Vescovo di Brasilia a continuare il ministero in Brasilia, la diocesi in cui sono incardinato.
Anche se confinanti, Brasile e Uruguay nell’aspetto religioso sono molto differenti. Il Brasile è una nazione grande come l’Europa, dove convivono tradizioni ed etnie diverse.
È una nazione molto religiosa: nel territorio parrocchiale ci sono 34 chiese evangeliche.
Attualmente il Vescovo mi ha affidato una parrocchia in una città satellite di Brasilia (Ceilândia).
Qui la dimensione della vita sacerdotale è molto differente da Montevideo: per avere un’idea, la domenica sono circa 2.000 i parrocchiani che partecipano della Messa e nelle varie catechesi ho circa 700 persone tra bambini, adolescenti e giovani.
Concludendo, posso dire di essere molto contento della chiamata alla vita Missionaria. Nella diversità di Stati e situazioni, sono sempre più convinto della centralità di evangelizzare e che solamente in Gesù Cristo si incontra la “ risposta” alle problematiche esistenziali umane.
Ringrazio Il Signore che mi ha colmato di grazie ordinarie e straordinarie per rispondere alla Sua chiamata.
Don Silvio Albertario, Missionario a Brasilia
(In foto le prime comunioni di quest’anno nella parrocchia di don Silvio)