Una Madonna con bambino, San Cristoforo e Sant’Alberto di Sicilia, figure oggi pienamente riconoscibili e di chiara origine carmelitana; e poi anche (più in basso) Cristo in pietà che emerge dal sarcofago, figura nota a Pavia e ben distinguibile anche nel conosciuto logo dell’Ospedale San Matteo e un “misterioso” vescovo dagli occhi azzurri. Sono alcune delle figure emerse dal restauro appena ultimato nella chiesa di Santa Maria del Carmine, frutto di un complesso lavoro di ricostruzione e di ricerca (anche storica) per comprendere l’origine di un nucleo d’affreschi indipendenti tra loro ma di bellezza inestimabile, tutti risalenti al quattrocento circa. “E’ stato davvero emozionante ritrovarli – commenta la professoressa Luisa Erba, che da storica esperta e parrocchiana appassionata ha seguito con grande partecipazione tutti i lavori, iniziati e compiuti nel 2020, quasi a simboleggiare una rinascita d’arte e bellezza in un periodo tanto buio -. Il nucleo di affreschi comprende figure diverse: abbiamo ipotizzato che venissero da committenti differenti e siamo certi che siano ex voto. Ci risultano eseguiti in epoca quattrocentesca, quindi potrebbero essere tra i più antichi di tutta la chiesa. La loro disposizione appare disordinata proprio perché sono ex voto realizzati in momenti diversi, in due casi i committenti sono visibili e rappresentati in ginocchio in scala lievemente ridotta e alla base del dipinto; prima non si vedevano quasi per nulla, ora si distinguono bene. La datazione ha un suo senso: la chiesa è nata nel trecento, quindi è plausibile pensare che siano stati realizzati appena dopo. Secondo la nostra analisi, adornavano l’ingresso che si intravede al centro, ritenuto allora principale. A metà ottocento l’ingresso laterale venne spostato dove si trova ora”.
“Il restauro si inserisce perfettamente nel progetto ‘Un vestito di luce’ che caratterizza tutto ciò che stiamo portando avanti per quanto riguarda la valorizzazione di Santa Maria del Carmine – precisa il parroco don Daniele Baldi -. Senza il coinvolgimento della gente, del loro aiuto, della loro inventiva, del sostegno degli enti e di tanti privati, realizzare questi sogni sarebbe stato impossibile. Ad oggi mancano ancora 7 cappelle da riportare alla loro bellezza originaria: molte potrebbero avere affreschi ottocenteschi, altre nascondere altre sorprese più antiche, come accaduto ora. Ringraziamo Regione Lombardia, la Curia, i privati per i sostegni giunti finora. La prossima cappella su cui intendiamo intervenire è quella della corporazione dei macellai, subito dopo toccherà a quella del beato Bernardino da Feltre, Fondatore della Banca del Monte”.