Fino all’8 dicembre il Museo Diocesano di Pavia ospita la mostra collettiva “L’epoca fragile?”, un evento culturale organizzato dall’associazione Convivio di Pavia. Più di trenta opere saranno esposte in un percorso che invita a riflettere su un tema centrale dell’epoca che stiamo vivendo, la fragilità.
Il Vescovo di Pavia, Mons. Corrado Sanguineti, ha inviato il suo messaggio agli organizzatori, messaggio che è stato letto il giorno dell’inaugurazione dell’esposizione. Eccolo riportato qui di seguito.
Carissimi amici,
Non potendo essere presente all’inaugurazione della mostra “L’epoca fragile?”, promossa dall’associazione “Convivio”, espressione della pastorale universitaria e della cultura della nostra Diocesi, mi rendo presente con questo breve messaggio. So che per la realizzazione di questa mostra molte realtà della nostra città hanno dato il loro patrocinio e appoggio, e ringrazio in modo particolare la Fondazione Comunitaria della Provincia di Pavia e l’Edisu per il contributo offerto, così come il Museo Diocesano che ha messo a disposizione i suoi ambienti per l’esposizione della
mostra e dei suoi materiali.
Ringrazio soprattutto chi ha reso possibile questa iniziativa, in particolare il dottor Filippo Moretti, animatore di “Convivio”, e tutte le persone, giovani e adulti, che si sono coinvolti attivamente sia con scritti e altri manufatti, sia con la promozione d’incontri in più collegi universitari. È bello che questa mostra sia nata da un gruppo di universitari che hanno provato a
mettere a tema l’esperienza multiforme della fragilità nel nostro tempo e nella nostra esistenza.
L’esperienza della fragilità e del limite connota la nostra umanità e non va letta come un dato negativo da occultare o da superare, perché la condizione dell’essere fragili è una risorsa, non un problema. È una risorsa perché tende e generare legami di condivisione, di “compassione”, di solidarietà, di fraternità: nel comune bisogno ci ritroviamo “fratelli tutti” e “sorelle tutte” e riscopriamo il dono e la bellezza di amare e di essere amati, come unica strada per vivere in modo
autentico e umano il nostro cammino, talvolta drammatico e affaticato. Di più: la nostra fragilità, che ha molti volti, ci riporta alla condizione originaria di esseri mendicanti, che dal profondo della loro umanità, gridano e invocano una salvezza, una pienezza di vita, e si protendono nell’attesa, a volte inconsapevole, di un Altro, come senso e verità ultima dell’essere e dell’esistere.
Non a caso, la mostra viene esposta nella prima settimana del tempo d’Avvento: il tempo in cui la Chiesa si fa voce dell’attesa di salvezza di ogni uomo e di ogni donna e si prepara a rivivere lo stupore dell’Incarnazione: un Dio che condivide la nostra condizione umana, in tutta la sua fragilità, come bambino inerme nella notte di Betlemme, come uomo inchiodato a una croce, come presenza silenziosa nel segno del pane eucaristico.
Mi auguro che molti possano visitare e gustare la mostra oggi inaugurata e possano imparare uno sguardo vero sull’esperienza della fragilità che segna il nostro tempo, anche con nuovi accenti, con domande e attese trepidanti per il futuro che ci attende.
Pavia, 30 novembre 2024
+ Corrado vescovo