Pubblichiamo di seguito la seconda parte dell’intervista al Vescovo, Mons. Corrado Sanguineti, riportata dal settimanale diocesano “il Ticino” di venerdì 28 luglio.
Il tempo estivo: il tempo delle ferie per coloro che hanno la fortuna di avere un lavoro ma un pensiero anche per le famiglie che stentano ad arrivare a fine mese. Come cercare la serenità?
“La percezione generale del mondo occidentale è che nella gente ci sia molta voglia di muoversi e ritrovarsi, una cosa naturale dopo gli anni di limitazioni dovute al Covid. Ma c’è il rischio che tutto diventi frenesia, per cui la vacanza è un continuo spostarsi e andare a cercare emozioni forti. Credo che alla fine, se vissuto così, il tempo delle ferie rischia di essere vuoto. Per chi ha la possibilità di fare un po’ di vacanza il tempo speso bene può essere prezioso perché diventa distensione, riposo e sano divertimento: senza essere bacchettoni, basta dire che in questo tempo di vacanza è possibile dedicarsi alle cose belle, che fanno crescere come la coltivazione di rapporti di amicizia e in famiglia. Ci sono poi anche esperienze che nutrono la vita e la fede: penso alle vacanze guidate con gruppi ai campi scuola, a momenti di ritiro ma semplicemente anche al gustare panorami e luoghi senza la frenesia di vedere tutto in pochi giorni. Si tratta anche di provare a gustare la bellezza di cui è pieno il nostro paese anche dal punto di vista dell’arte e della natura: sono sempre dell’idea che il cosiddetto ‘tempo libero’ è il tempo dove viene a galla che cosa ci sta a cuore davvero perché è il tempo dove è possibile fare quello che si vuole e quindi si capisce che cosa si vuole profondamente. Il mio pensiero però corre a coloro che purtroppo le vacanze non possono farle perché ci sono situazioni di fragilità sia dal punto di vista economico che per l’avanzare dell’età; penso poi alle famiglie che vivono in condizioni di fragilità abitativa di cui tante volte si discute anche in Caritas: è una grande emergenza e penso che ci debba essere una presa in carico che non può essere soltanto affidata alla Chiesa o al mondo del volontariato; per quanto cerchiamo di fare ci rendiamo conto che non riusciamo ad aiutare tutti e che ci vuole un sostegno da parte del mondo pubblico. È impensabile lasciare le famiglie a rischio. Il sostegno delle istituzioni è importante anche per dare supporto a chi rimane in città d’estate e necessita di avere servizi e di non trovarsi nel ‘deserto’ del ‘tutto chiuso’; ci vorrebbe qualche sforzo in più per organizzare momenti belli di spettacolo come il Festival del Carmine che ha allietato le serate estive del centro città”.
Un pensiero per gli anziani e per i fragili ed in generale per chi è considerato “ultimo”.
“Chiedo attenzione agli anziani e ai fragili: attualmente c’è una bella iniziativa promossa da Sant’Egidio per gli anziani con il servizio di ascolto telefonico gestito da volontari. Ma quella agli anziani è un’attenzione che tutti siamo chiamati a custodire: credo che sia importante che chi rimane qui non si senta abbandonato e che l’amministrazione pubblica debba avere anche questo tipo di attenzioni. E credo che gesti semplici come andare a trovare amici ed anziani siano importanti: l’esempio è quello di Vasi di Creta, l’associazione che di fatto anima un intero condominio di anziani che possono stare in casa e contare su tanti piccoli servizi e aiuti. Davanti a questo esempio virtuoso mi viene in mente la tragedia dell’Rsa di Milano: quelle residenze sono di carattere sanitario e gli anziani in gamba ma soli non dovrebbero risiedervi. Sarebbe bello che potessero stare nelle loro case grazie ad una rete di compagnia, ascolto e servizio; sarebbe un ‘guadagno’ per tutti, per gli anziani, per i loro nipoti e le famiglie che li avrebbero accanto. È un tema importante su cui sarebbe necessario ragionare a tutti i livelli per promuovere una soggettività ‘buona’ dell’anziano e un risparmio di denaro pubblico. Le Rsa spersonalizzano e per quanto ci si impegni a farvi animazione, l’anziano ha la percezione di essere stato messo da parte. Ci dobbiamo interrogare sia come comunità cristiana e che come società civile. E possibilmente trovare risposte efficaci”.