I numeri definitivi sono ancora in fase di studio, ma un dato è certo: il Grest 2023 è andato benissimo. E a dirlo, oltre alle cifre che verranno, è bastato uno sguardo schietto e capace di valutare i campi estivi proposti dai vari oratori diocesani, zeppi di bimbi e ragazzi. Ne abbiamo parlato con don Davide Rustioni, parroco di San Primo e da sempre legato al Servizio di Pastorale Giovanile e degli Oratori, oggi diretto da Luca Gregorelli.
Don Davide, com’è andato il Grest 2023?
“Molto bene. In tutte le parrocchie è stato registrato un aumento delle iscrizioni con una buona partecipazione. Il materiale in supporto è stato soddisfacente e ha fornito spunti di riflessione molto utili ad ogni livello. Il meteo ci ha aiutato, nel senso che il caldo più intenso è arrivato quando molti campi estivi erano giunti ormai al termine. I numeri sono ancora provvisori e il resoconto finale di solito viene diffuso alla fine del mese di luglio: a grandi linee si può dire che in città hanno partecipato ai Grest dei vari oratori circa 2.500 bambini (con punte di iscritti in Carmine e nelle parrocchie del don Orione e di Sant’Alessandro Sauli), senza contare il grande apporto degli animatori che quest’anno ha raggiunto numeri mai visti”.
A proposito degli animatori: sono stati davvero tanti gli adolescenti che quest’anno hanno scelto di spendersi per i Grest. Come mai questa bella novità?
“Gli adolescenti hanno fatto emergere finalmente il loro grande desiderio (e bisogno) di aggregazione dopo le chiusure degli anni scorsi. Il bisogno c’era anche prima ma i lunghi mesi in casa lo hanno fatto sfociare in una azione comune di partecipazione vera e propria che ha spinto tanti ragazzi in età adolescenziale a prendere parte al Grest. A noi sacerdoti spetta ora il compito di cogliere questa opportunità: molti ragazzi si sono formati durante l’anno in parrocchia, altri sono arrivati un po’ all’ultimo momento magari incuriositi da un amico o spinti dal desiderio di stare in gruppo, però noi ora dobbiamo proseguire, da settembre in poi, riavvicinandoli. In queste cinque settimane di Grest abbiamo vissuto con loro a stretto contatto potendo finalmente conoscerne pregi e difetti, caratteristiche, bisogni emersi durante diverse chiacchierate, problemi e difficoltà giovanili di oggi. Abbiamo anche compreso il loro desiderio di mettersi in gioco per ideali alti: abbiamo, noi adulti, un giudizio sempre un po’ negativo sulla generazione giovanile ma, in realtà, ci troviamo di fronte persone che, opportunamente aiutate e formate, hanno la capacità di mettersi in gioco. Li abbiamo visti, le scorse settimane, impegnati ad aiutare i bimbi a crescere, a consolare, a correggere comportamenti inappropriati, a mettere il bene con attenzioni e premure”.
Sempre per gli animatori: è previsto anche un percorso che li guidi spiritualmente?
“Volontariato e carità in oratorio non sono nulla senza il Vangelo e l’Eucaristia, che ne sono il fondamento primo: da settembre avvieremo percorsi buoni per gli adolescenti nei quali ci impegneremo a far comprendere loro proprio questo snodo, ovvero che il fondamento di ciò che fanno in oratorio è la preghiera insieme. Spetterà a noi il compito di educarli: già durante le settimane del Grest prendevano parte a momenti di preghiera che però non possono solo essere ‘a spot’, ma devono diventare una costante del nuovo percorso durante l’anno. E’ da preghiera e Vangelo che nasce la gratuità con cui si sono spesi in questa estate”.
Eccoci alla proposta educativa: le famiglie danno fiducia agli oratori, si può ancora migliorare?
“C’è sempre spazio per migliorare e guai se non fosse così! Noi, per esempio, dobbiamo ancora imparare a fare sinergia con le agenzie educative della città e del territorio. Non si tratta solo di creare sinergie per il Grest ma di portare avanti questo ‘camminare insieme’ per tutto l’anno: fare questo ci aiuterebbe a formare una rete territoriale, strumento che crea occasioni e opportunità per dare la svolta educativa ai nostri oratori; educare, infatti, non è semplice per nessuno, non è dare nozioni ma spingere la persona a far emergere il meglio che ha dentro di sé. Se fossimo in rete potremmo costruire un progetto educativo ad hoc per ogni oratorio con le proprie specificità. Anche la verifica (uno degli spunti che ci sono stati dati dal sussidio di quest’anno) è molto importante: dobbiamo imparare che se avviamo un progetto è bene che al termine venga verificato per definire cosa è andato bene e cosa deve essere aggiustato o rivisto e come poter migliorare, cosa va valorizzato oppure scartato e come poter tratteggiare percorsi nuovi con tappe sempre differenti. E’ il desiderio più bello che abbiamo: imparare a fare rete, è il nostro ‘TuXTutti'”.
(Intervista pubblicata sul settimanale diocesano “il Ticino” di venerdì 28 luglio)