Nel pomeriggio di sabato 12 dicembre, alle ore 15, in Cattedrale a Pavia don Nicolas Sacchi, assistente spirituale per i fedeli provenienti dai paesi dell’America Latina, presiederà la Santa Messa dedicata alla Madonna di Guadalupe; la celebrazione sarà interamente in lingua spagnola.
E’ particolarmente saldo, infatti, il legame tra la comunità Latinoamericana Pavese e Nostra Signora di Guadalupe, l’appellativo con cui si venera Maria in seguito ad un’apparizione avvenuta in Messico nel 1531. Secondo la tradizione, tra il 9 e il 12 dicembre 1531, sulla collina del Tepeyac a nord di Città del Messico, la Madonna apparve più volte a Juan Diego Cuauhtlatoatzin, uno dei primi aztechi convertiti al cristianesimo. Il nome Guadalupe venne dettato da Maria stessa a Juan Diego: alcuni hanno ipotizzato che sia la trascrizione in spagnolo dell’espressione azteca Coatlaxopeuh, “colei che schiaccia il serpente” (dalla Genesi), secondo altri rappresenta il riferimento al Real Monasterio de Nuestra Señora de Guadalupe fondato da re Alfonso XI di Castiglia nel comune spagnolo di Guadalupe nel 1340.
A memoria dell’apparizione sul luogo fu subito eretta una cappella, sostituita poi da un vero e proprio santuario consacrato nel 1622; infine nel 1976 è stata inaugurata l’attuale Basilica di Nostra Signora di Guadalupe.
Nel santuario è conservato il mantello (Tilmàtli o più comunemente Tilma) di Juan Diego, sul quale è raffigurata l’immagine di Maria. La raffigurazione miracolosa, sempre secondo il racconto tradizionale, si sarebbe formata sul mantello in cui il giovane era avvolto: il Vescovo di allora, Juan de Zumárraga, infatti, aveva chiesto a Juan Diego di portargli una prova della presenza di Maria sul monte e lui, presso il luogo delle apparizioni, aveva trovato dei fiori di Castiglia sbocciati fuori stagione in una desolata pietraia; subito colti, li aveva nascosti nel suo mantello. Una volta giunto a cospetto del Vescovo per consegnargli i fiori, aveva tolto il mantello scoprendo con sorpresa l’inaspettata immagine. Nel 1921 Luciano Pèrez, un attentatore inviato dal governo, nascose una bomba in un mazzo di fiori posti ai piedi dell’altare; l’esplosione danneggiò la basilica, ma il mantello e il vetro che lo proteggeva rimasero intatti.
L’immagine impressa sulla Tilma è di origine sconosciuta ed è oggetto di analisi esattamente come la Sacra Sindone.