La scorsa settimana l’Ufficio Pellegrinaggi diocesano ha concluso il periodo estivo con il pellegrinaggio al santuario della Madonna del Sangue, in Val Vigezzo, guidati dal responsabile dell’Ufficio, don Lorenzo Lardera.
“Ci ha subito colpito l’imponente cupola della Basilica che maestosa svetta sull’abitato circostante, frutto di circa 40 anni di duro lavoro” – hanno raccontato i partecipanti. Nel 1994, per i 500 anni del miracolo, per opera dell’artista francescano padre Costantino Ruggeri di Pavia, sopra l’altare della Madonna fu costruita una copertura con un ovale contenente la vetrata con una colomba tutta bianca, simbolo dello Spirito Santo e del candore della Madonna.
Il cuore del santuario è l’altare costruito attorno al dipinto della Vergine che, in quel 29 aprile 1494, Giovanni lo “Zuccone” aveva sfregiato con il lancio di una pietra. Dalla ferita al capo della Madonna era fuoriuscito sangue vivo per circa venti giorni. Quando venne inaugurata la Basilica nuova, nel 1958, la reliquia del sangue – trasferita in una ampolla che è a sua volta racchiusa in un calice di cristallo – fu posta in un tabernacolo di marmo costruito sul retro dell’altare della Madonna (cioè quello del dipinto). L’immagine della Madonna non fu spostata, per non rischiare di rovinarla, e attorno ad essa fu costruito un bellissimo altare con marmi intarsiati. Due angeli di marmo bianco sono inginocchiati ai fianchi della Vergine, attorno al capo della quale un girotondo di angioletti regge la corona della Regina del Cielo. La scritta al di sopra dell’immagine prodigiosa, in latino, recita: “Venite a vedere i prodigi che ha compiuto il Signore”.
“Effettivamente ci è sembrato di avvertire questo silenzioso invito – dice don Lorenzo Lardera, che coordina l’Ufficio Pellegrinaggi -: il silenzio e l’umiltà, nel farsi piccoli dinnanzi alla maestosità dell’edificio sacro o della valle e delle montagne circostanti; il desiderio del perdono, passando accanto ai confessionali della cripta della riconciliazione, sottostante l’altar maggiore della basilica; la preghiera a Maria di convertire, cioè cambiare, il nostro cuore, rendendolo, come il suo, grembo accogliente per Gesù”.
Il gruppo ha poi visitato la località di santa Maria Maggiore e al pomeriggio il sacro monte “Calvario” di Domodossola, dedicato alla Passione e alla Morte di Cristo, dal 2003 inserito nel patrimonio dell’umanità dall’Unesco.