“Una comunità da ricostruire” è il titolo della due giorni di formazione promossa da Azione Cattolica Pavia a Gazzada. Un’occasione di confronto e di riflessione che prende le mosse da quanto accaduto durante l’epidemia di Covid-19. Di seguito la riflessione di Francesco Frigerio (Azione Cattolica Pavia).
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Che io mi ricordi, è dai tempi del referendum sull’aborto, che periodicamente scopriamo che il cattolicesimo in Italia
è sovrastimato. L’immagine delle chiese piene alle messe della domenica ci ha fatto spesso dimenticare che tanti di
quelli che le frequentano, poi non appoggiano, né in pubblico né tanto meno in privato, proprio tutte le indicazioni morali della Chiesa.
Già prima del Covid del resto, la differenza di partecipazione a messa tra le domeniche di catechismo e quelle nelle quali il catechismo per i ragazzi non c’era, per non dire delle feste di precetto infrasettimanali, qualche
dubbio poteva suscitarlo.
Negli anni passati qualcuno si è illuso che fosse possibile condividere i “valori “ del cristianesimo in quanto utili alla
convivenza civile, senza lasciarsi coinvolgere più di tanto dalla Chiesa. Il risultato è stato purtroppo quello di far diventare slogan di una parte o dell’altra pezzi di Vangelo da usare contro gli altri.
Il punto è che la Fede, per fortuna o meglio per Grazia, non è un insieme di norme morali da rispettare e di atti di culto
da rendere a Dio, ma riconoscersi parte di un popolo in cammino. Il Signore Gesù, morto in croce, risorto e fattosi
pane per noi è il fondamento di questo impegno, non la nostra buona volontà.
Ci sono momenti e probabilmente epoche storiche in cui riunirsi intorno all’Eucarestia è facile e socialmente
appagante e altre in cui lo è meno. Questo vale per tutti noi, e anche il Signore Gesù si chiedeva se quando tornerà
troverà ancora la Fede sulla Terra.
Il tempo della quarantena generalizzata è servito a contenere la pandemia; alcuni hanno riscoperto la liturgia attraverso internet o la TV, molti altri hanno scoperto che un certo modo di vivere la fede non era poi così indispensabile alla loro vita. Per i cristiani però è stato anche occasione di condividere un’esperienza con i propri fratelli, facendo magari due miglia con chi ci chiedeva di farne uno.
Poche occasioni di incontro di persona, infatti, rispettano oggi le regole di sicurezza come le nostre liturgie, e i dati di
questi giorni dimostrano che non siamo noi a sbagliare, anche se dobbiamo fare dei passi per riscoprire davvero il
senso dello stare insieme di persona tra persone.
Per questo dobbiamo preoccuparci, con il nostro Vescovo, non tanto perché dopo la fine delle restrizioni c’è meno
“gente in chiesa “, quanto di come possiamo rispondere con il nostro essere comunità al bisogno di senso dell’uomo di oggi. L’impegno per il bene comune diventa allora non solo condivisione di obiettivi ma scoperta del seme di bene che il Signore ha sparso anche senza il nostro consenso.
C’è una comunità da ricostruire non come cenacolo nel quale stare rinchiusi per paura del mondo ma come l’Agorà
dove annunciare la Buona Notizia. A Villa Cagnola di Gazzada Schianno (Varese) sabato 5 e domenica 6 settembre si parlerà di “Una comunità da ricostruire: una due giorni di formazione e spiritualità per adulti e famiglie promosso dall’Azione Cattolica Diocesana di Pavia, Uno sguardo missionario alla Chiesa post-pandemia, alla necessità di riprendere relazioni, di superare paure, di ritrovare passione, guidato da don Lorenzo Mancini (assistente giovani e Msac dell’AC di
Pavia).
Francesco Frigerio – Settore Adulti Azione Cattolica Pavia