C’è la fede in Dio come risposta al timore e alla paura dei tempi che stiamo vivendo nell’omelia pronunciata dal Vescovo, Mons. Corrado Sanguineti durante la celebrazione della Santa Messa del 10 maggio, Quinta domenica di Pasqua. E per fede si intende, prima di tutto, la volontà di affidare a Dio la propria vita, fatta anche di momenti di difficoltà, di paura, di dolore e di dubbio: “Come potevano non essere turbati i discepoli intuendo quanto stava per accadere alla vita del loro Maestro? Come non essere turbati dalla sofferenza e dalla morte di una persona cara? Quante persone in questi mesi sono venute a mancare o stanno soffrendo per malattia, mancanza di lavoro, incertezza, condizioni di fragilità? Anche Gesù ha vissuto una vera e propria agonia nell’orto degli ulivi, condizionato dalla paura per la sofferenza che lo attendeva – ha detto il Vescovo Sanguineti durante la celebrazione, trasmessa in diretta dalla TV locale TelePavia sul canale 89 del digitale terrestre (QUI L’OMELIA INTEGRALE) -. Ma Gesù non ci chiede di essere degli eroi, forti e impavidi di fronte ad un futuro minaccioso: Gesù ci chiede semplicemente di fare in modo che non sia il turbamento ad avere l’ultima parola sulle nostre vite. La Verita racchiusa nella parola di Cristo ci può aiutare: Gesù, uomo vero, ha sperimentato paura e tristezza e non è stato impassibile e stoico subendo il suo dolore umano, ma ha sofferto come noi. Non è stato però inghiottito dal buio della disperazione perché ha avuto la forza di riaffermare il suo legame con il Padre consegnandosi a Dio anche negli ultimi istanti, quando ha gridato il suo dolore sulla croce e quel grido si è sciolto nell’affidamento; Gesù si è fidato del Padre e nella certezza di non essere solo ha attraversato la paura senza perdere la speranza nella sicurezza che Dio non l’avrebbe abbandonato”.
Affidarsi a Dio così come siamo è, dunque, la chiave di volta per affrontare le difficoltà che la vita ci presenta: “La Resurrezione di Gesù, che stiamo continuando a celebrare in queste settimane, rappresenta l’affermazione chiara di un’ultima indistruttibile positività dell’essere, che nessuno può annullare – ha ricodato ancora il Vescovo Corrado -: non lasciarsi travolgere dallo sgomento significa aprirsi alla fede perché il contrario della paura non è il coraggio ma è la fede stessa, ovvero la consegna a Dio dei propri timori e della propria esistenza. In questo mese di maggio – ha concluso Mons. Sanguineti -preghiamo il Santo Rosario chiedendo ogni giorno a Maria, donna grande nella fede, che ci renda partecipi della sua speranza: Lei che si è sempre consegnata a Dio ci insegni ad avere fede per attraversare ogni valle oscura”.
Monsignor Sanguineti ha inoltre ricordato l’appuntamento della giornata di preghiera, opere di carità e digiuno indetta per il 14 maggio dall’Alto Comitato per la Fratellanza universale e ribadito anche da Papa Francesco la scorsa settimana: scopo della giornata è quello di chiedere a Dio di aiutare l’umanità a superare la pandemia. A concelebrare con il Vescovo Corrado erano presenti in Cattedrale il Vicario diocesano don Luigi Pedrini, mons. Adriano Migliavacca, don Giampietro Maggi, don Giuseppe Torchio, don Innocente Garlaschi; ministranti don Davide Rustioni e il segretario don Nicolas Sacchi; al termine della celebrazione si è svolta la consueta benedizione della città da piazza della Vittoria con l’esposizione del Santissimo Sacramento.