In relazione alla nota vicenda della messa programmata nella chiesa di Pieve Porto Morone per la mattina di venerdì 12 luglio, dal parroco Don Roberto Beretta, a nome del Vescovo di Pavia, Mons. Corrado Sanguineti, si fa presente che si è convenuto circa l’inopportunità di questa iniziativa per alcuni motivi, e nel quadro di precise convinzioni.
1) Certamente come Chiesa di Pavia, non condividiamo la politica attuale dei “porti chiusi”, né il tono e il contenuto di certe dichiarazioni da parte di membri dell’attuale governo, né la mancanza di collaborazione che purtroppo segna la politica dei paesi europei davanti a questo dramma del nostro tempo: ci stanno a cuore il destino e la vita dei tanti migranti, vittime di trafficanti senza scrupoli, lasciati spesso per settimane, in balia del mare, in attesa di poter sbarcare e ricevere assistenza aiuto.
2) Il vescovo di Pavia, già in più occasioni negli ultimi anni, ha presieduto veglie di preghiera per le vittime nel mare Mediterraneo, promosse nella nostra Diocesi dalla Comunità Sant’Egidio: quest’anno si è svolta lo scorso mercoledì 4 luglio. Il Vescovo non ha potuto partecipare perché impegnato alla Sessione estiva della Conferenza Episcopale Lombarda. Al Parroco di Pieve Porto Morone, aveva suggerito di celebrare la messa già programmata per venerdì 12 per tutte le vittime tra i migranti, e ovviamente non c’era nessuna difficoltà a pregare anche per chi li soccorre, come sempre si è fatto in queste Veglie. Nello spirito e in piena comunione con il Santo Padre Francesco che ieri, lunedì 8 luglio, ha celebrato una messa per le vittime, pregando anche per i soccorritori e accogliendo insieme ad alcuni migranti volontari attivi nell’accoglienza.
3) Non da oggi, la Chiesa di Pavia, in diverse sue espressioni (Caritas, Casa del Giovane, Comunità S. Egidio, alcune parrocchie della città) è impegnata nel promuovere e realizzare un percorso di accoglienza che favorisca una vera integrazione e un pieno inserimento dei migranti ospitati presso strutture della Diocesi, con l’aiuto di operatori competetenti e di vari volontari.
3) Non è sembrato opportuno far celebrare una messa per la comandante Carola, innanzitutto perché non fosse interpretato il gesto come un uso strumentale e improprio della celebrazione eucaristica, inoltre per non accentuare un clima di tensione anche all’interno della comunità cristiana, che conosce voci e sensibilità differenti sul tema di una giusta politica verso i migranti.
Ci auguriamo un clima più sereno e costruttivo da parte di tutti, di fronte alla realtà attuale delle migrazioni, che coinvolgono popolazioni ferite da guerre, violenze, o povertà e gravi ingiustizie: come discepoli del Signore, cercheremo sempre di vivere la parola impegnativa e limpida del Vangelo: “Ero straniero e mi avete ospitato”.
Alessandro Repossi
Responsabile del Servizio Diocesano per le comunicazioni sociali