La canonizzazione dei due Papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II è un momento particolarmente significativo per la vita della Chiesa e per il mondo.
Rivive in noi che abbiamo vissuto gli anni di Papa Giovanni la freschezza dell’esperienza di una inattesa primavera della Chiesa, ridiventata casa comune di fratelli che camminano insieme, che non si giudicano ma si amano; una Chiesa che non condanna ma accoglie; sa distinguere il peccato dal peccatore; che, non chiusa in linguaggi dogmatici ormai diventati incomprensibili, sa parlare del suo Signore con parole capaci di entrare nel cuore degli uomini del nostro tempo. Giovanni XXIII, il Papa che ha fatto delle sue origini, della sua esperienza di giovane sacerdote, della sua formazione di ricerca storica e di collaborazione del suo Vescovo, a Bergamo, in momenti non facili all’inizio del secolo XX, di nunzio apostolico in Paesi di cristianesimo ortodosso, nel periodo della guerra e poi in Francia e infine di Patriarca di Venezia, la via per un abbandono sempre più profondo a Cristo, per una conoscenza sempre più vera degli uomini, per dilatare il cuore perché passi l’Amore di Cristo. Giovanni XXIII, il Papa tutt’altro che ignaro della complessità del mondo ed ingenuo di fronte ai mali degli uomini, ma totalmente credente nella forza dell’Amore di Cristo che vince il mondo, ha spinto la Chiesa ad uscire dalla sua chiusura di fronte al mondo moderno, non ponendosi come un mondo alternativo, ma amando il mondo, perché il mondo viva. Il Papa che ha il coraggio di indire e di iniziare un Concilio ecumenico, il Vaticano II che spinga la Chiesa a superare le sue divisioni storiche perché appaia la sua unità, purificando il suo volto dalle incrostazioni storiche per poter guardare il mondo con gli occhi di Cristo. Giovanni XXIII, il Papa che riprendendo il confronto con la modernità dal punto in cui l’aveva lasciato il suo predecessore, anche sulla Cattedra di Venezia, pure lui Santo, Pio X, spinge la Chiesa a sperimentare che è possibile, con gli occhi di Cristo, guardare al mondo con simpatia.
E rivive in noi l’entusiasmo della novità di Giovanni Paolo II, il primo Papa non italiano dopo molti secoli, segno di una Chiesa chiamata a prendere atto di essere posta a vivere dentro una storia che cambia, sempre più globalizzata, culturalmente più complessa, segnata dalla fine delle ideologie che avevano accompagnato tutto il secolo, dalla fine dell’egemonia delle due grandi potenze che avevano governato il mondo e dall’affacciarsi di nuove potenze. Il Papa che ereditando il doppio nome dal predecessore che nel brevissimo arco di un mese gli aveva preparato la strada, ha inteso dare la sua impronta alla via intrapresa da Giovanni XXIII e da Paolo VI. Giovanni Paolo II, il Papa dalla forte personalità che ha iniziato il suo pontificato lanciando al mondo che cominciava a sentirsi smarrito per una profondissima crisi culturale e per l’implosione di ogni sistema etico del passato, il suo grido: “Non abbiate paura: aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Il Papa dalla fede forte, non incrinata dai dubbi dell’uomo moderno, una fede che trova nella preghiera intensa e nell’esperienza mistica, la sicurezza capace di generare il fascino profetico di un mondo nuovo, ordinato da Cristo, animato da una Chiesa forte, compatta, fedele alla sua visione del mondo, alla sua dottrina, alla sua tradizione: il Papa nel quale, in forma moderna, rivivono i grandi personaggi dei momenti critici della storia del mondo e della Chiesa. Il Papa che in nome della sua fede integrale ha un forte impatto sui sistemi politici mondiali. Il Papa pellegrino e missionario nel mondo intero per dar vita all’urgenza da lui intuita di una nuova evangelizzazione: “Non abbiate paura…, l’uomo è la via nuova della Chiesa”, l’uomo oltre ogni ideologia, l’uomo incontrato e animato da Cristo. Il Papa delle Giornate mondiali della Gioventù che radunano folle oceaniche di giovani, che in nome di Cristo sono invitate a generare un mondo nuovo. Il Papa non impaurito né fiaccato dall’attentato, dalla malattia, dagli anni: testimone della forza affascinante che gli viene dalla fede in Cristo, di cui è apostolo, totalmente abbandonato nelle braccia materne di Maria.
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, due Papi che hanno segnato il cammino della Chiesa chiamata a rinnovare se stessa in un momento storico di grande novità e che, oggi, sono indicati come punto di riferimento per ciò che è essenziale per ogni discepolo di Cristo: la santità.
Ma sarebbe ingenuo non sottolineare le diversità dei due Papi: sarebbe superficiale gustare la gioia della canonizzazione come fans entusiasti dell’uno o dell’altro Papa. È la bellezza e la vitalità della Chiesa che cammina e vive nella storia seguendo il suo Signore, guidata dai successori di Pietro, che, nella loro diversità, continuano a dire il loro amore per Lui e ad ascoltare la sua voce che affida loro le sue pecore.
Giovanni XXIII è il Papa fratello di ogni uomo: forte nel suo essere strumento di un Amore che accetta di farsi simile a tutti gli uomini per portare tutti a Cristo, perché tutti si sentano figli dell’unico Padre.
Giovanni Paolo II è il Papa che all’umanità che si sente smarrita porta la forza di una Chiesa casa di luce e di verità che le viene dal suo Cristo.
Nessuno, neanche Pietro e i suoi successori, può esaurire il mistero del Signore Gesù Cristo, che muore e risorge, perché il mondo viva.
Sarebbe interessante notare che Giovanni Paolo II, assumendo i nomi di Giovanni XXIII e di Paolo VI è profondamente inserito nella loro problematica. E continua oggi, in Francesco, il cammino meraviglioso della Chiesa in questo tempo, con la testimonianza sempre viva dei successori di Pietro, così uniti nell’unica fede e così diversi nella loro sensibilità personale, per un’esperienza di Chiesa, popolo di Dio che cammina nella storia.
Mons. Gianfranco Poma