“Siamo grati al Signore che ci raduna ancora una volta come presbiterio diocesano per rivivereil mistero del nostro sacerdozio e quello della comunione tra noi. Sia per il sacerdozio che per lacomunione nel medesimo presbiterio, sta l’impegno caratteristico di quest’anno, anno della fede,di rivisitare nella preghiera e di rinnovare nella decisione del cuore le ragioni che hanno motivato lenostre scelte”. Si è aperta con queste parole l’omelia del vescovo Giovanni Giudici, in occasione dellaSanta Messa celebrata in Cattedrale per la “Santa Messa crismale” del giovedì santo.
“Abbiamo un’altra ragione di gratitudine – ha aggiunto mons. Giudici -. Stiamo, infatti, godendodella gioia di una primavera di segni inaspettati e di parole impreviste, gli uni e le altre tuttaviaparticolarmente adatte a rispondere alle nostre attese. Mi riferisco alla rinuncia di Benedetto XVI,gesto di fede e di libertà interiore, che ha preparato l’elezione di Papa Francesco. Il nuovo Papa haaperto i cuori di credenti e non credenti sottolineando l’urgenza della carità evangelica e dell’annunciocristiano ai poveri. Così, siamo spettatori di quanto siano originali le caratteristiche della comunitàcristiana: apertura alle dimensioni del mondo che ha sete di speranza, invito a vivere i segni della vitanuova, umile e donata, che il Signore continua ad alimentare nella sua Chiesa”.
“Non possiamo ignorare – ha sottolineato il vescovo nella sua omelia – l’emergere talvolta nelpresbiterio di un senso di disagio a proposito della vita del prete e dello stesso esercizio del ministero.Ne abbiamo parlato nell’assemblea del clero dello scorso anno, cercando di individuarne le causee di aprirci al futuro. Sono persuaso che la scelta di Papa Benedetto di lasciare il suo ministero diPontefice, ma non di scendere dalla sua croce di battezzato e di sacerdote, ci aiuta ad accogliereil significato pieno del servizio presbiterale, e a vivere la ricchezza la “Messa del Crisma”. Il gestodel Papa ci ha ridetto con chiarezza che il ministero è disponibilità a donare se stessi, ma il suo nonabbandonarci perché ci promette la comunione nella preghiera, ci assicura che non vi è serviziosacerdotale senza legame profondo e personale con colui che si è fatto Servo di tutti”.
Il vescovo ha concluso invitando “a pregare particolarmente per chi tra noi ringrazia il Signore per unatappa significativa della propria ordinazione presbiterale. Il nostro augurio è per don Angelo Beretta e don Lino Casarini che ricordano il cinquantesimo e per don Cosma Di Tano, don Dante Lampugnani,don Marco Palladini e don Enrico Rastelli che fanno memoria del venticinquesimo”.
“Abbiamo un’altra ragione di gratitudine – ha aggiunto mons. Giudici -. Stiamo, infatti, godendodella gioia di una primavera di segni inaspettati e di parole impreviste, gli uni e le altre tuttaviaparticolarmente adatte a rispondere alle nostre attese. Mi riferisco alla rinuncia di Benedetto XVI,gesto di fede e di libertà interiore, che ha preparato l’elezione di Papa Francesco. Il nuovo Papa haaperto i cuori di credenti e non credenti sottolineando l’urgenza della carità evangelica e dell’annunciocristiano ai poveri. Così, siamo spettatori di quanto siano originali le caratteristiche della comunitàcristiana: apertura alle dimensioni del mondo che ha sete di speranza, invito a vivere i segni della vitanuova, umile e donata, che il Signore continua ad alimentare nella sua Chiesa”.
“Non possiamo ignorare – ha sottolineato il vescovo nella sua omelia – l’emergere talvolta nelpresbiterio di un senso di disagio a proposito della vita del prete e dello stesso esercizio del ministero.Ne abbiamo parlato nell’assemblea del clero dello scorso anno, cercando di individuarne le causee di aprirci al futuro. Sono persuaso che la scelta di Papa Benedetto di lasciare il suo ministero diPontefice, ma non di scendere dalla sua croce di battezzato e di sacerdote, ci aiuta ad accogliereil significato pieno del servizio presbiterale, e a vivere la ricchezza la “Messa del Crisma”. Il gestodel Papa ci ha ridetto con chiarezza che il ministero è disponibilità a donare se stessi, ma il suo nonabbandonarci perché ci promette la comunione nella preghiera, ci assicura che non vi è serviziosacerdotale senza legame profondo e personale con colui che si è fatto Servo di tutti”.
Il vescovo ha concluso invitando “a pregare particolarmente per chi tra noi ringrazia il Signore per unatappa significativa della propria ordinazione presbiterale. Il nostro augurio è per don Angelo Beretta e don Lino Casarini che ricordano il cinquantesimo e per don Cosma Di Tano, don Dante Lampugnani,don Marco Palladini e don Enrico Rastelli che fanno memoria del venticinquesimo”.