In una notte come questa, il Natale!, avvertiamo unasproporzione di sentimenti: abbiamo dentro di noi ildesiderio di dire la sorpresa per l’avvenimento di cuifacciamo memoria, ma le parole che diciamo ci sembranosempre inadeguate alla realtà che intuiamo e vogliamovivere autenticamente. Avvertiamo così che le parole‘auguri’, che i regali che ci scambiamo esprimono sìqualche cosa che abbiamo nel cuore, ma né le espressioniche pure moltiplichiamo, né i sentimenti che esprimiamo citolgono da un certo imbarazzo.
In questa notte vorremmo ritrovare la gioia di qualcosa divero, di genuino, di semplice; non possiamo accontentarcidel ricordo di una tradizione; facciamo festa, ma avvertiamoche vi sono attorno a noi ragioni di qualche incertezza inpiù, di qualche stanchezza più pronunciata nei confrontidel nostro vivere sociale.
Eppure l’avvenimento che ricordiamo con il nostro farfesta, con la tradizione dei regali scambiati e conl’abitudine di porre dovunque segni della luce ha unaconsistenza singolare, anche se fatichiamo a comprenderla; evorremmo vedere quale conseguenza di significato per noi eper tutti. Si tratta di accogliere il Natale di Gesù comeun fatto che riguarda la nostra vita di oggi.La nascita che sta all’origine della nostra festa èavvenuta in quell’anno, e in quel luogo, Betlemme diGiudea. Non basta però avvicinarci a questo fatto con laragione che indaga e chiede prove; dopo aver accolto leprove della storia, occorre entrare nell’avvenimento conla fede. Come ci ricorda il Pontefice in ‘Porta Fidei’“La fede cresce quando è vissuta come esperienza di unamore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza digrazia e di gioia”.
Noi siamo qui radunati questa notte perché il Vangelo delNatale ci offra la luce di un annunzio chiaro ed esplicito,provato e argomentato, dell’amore di Dio. Allora,crescendo nell’esperienza della fede, accettiamo la sfidacontenuta nella proposta del Papa, e ci domandiamo: «…mache cosa ci annuncia la fede a proposito della nascita diGesù?».
Notiamo anzitutto gli avvenimenti che il Vangelo di Luca cinarra: sono tutti parte di un disegno sapiente.Il censimento che muove Maria e Giuseppe da Nazaret, è‘il primo dei censimenti’. Si tratta dunque di un caso,per chi guarda alla storia solo con lo sguardo dellacronaca. Tuttavia, in ragione di quella disposizione dellapotenza imperiale, lontana e certo disattenta ai piccolivissuti delle persone, i due, più il bimbo nel seno dellamadre, giungono a Betlemme.
Ma questo villaggio è la terra d’origine di Davide, ilgrande re, che ha ricevuto una promessa di alleanza. ‘Latua progenie sarà per sempre legata a me, fino a chegiunga un Re ancora più grande di te, che pure seigeneroso e fedele, capace e intraprendente’. Nulla hapotuto infrangere quell’alleanza, e nessuna dimenticanza odelitto, tragedia militare o tracollo politico ha potutodichiararla conclusa. Ecco ora un discendente di quel re.E ora a Betlemme non c’è posto per loro nell’alloggio;se nasce il Figlio dell’Altissimo, non vi è un ambienteadatto per lui. Forse Egli è troppo grande per abitare lecase degli uomini? E non basta; solo tra i poveri devetrovare posto questo Figlio di Dio. Non ‘ affascinantequesto segreto? Egli viene per tutti, ma chi è piùinclinato a dubitare di essere una creatura di Dio èproprio il povero. E se vi è qualcuno che possa accogliereil frutto di una nascita così singolare, è proprio ilgruppo dei pastori, che vegliano nella notte, e hannol’indicazione di un segno incredibile: nell’abbandono diuna mangiatoia, giace un bimbo accolto con tanto amore daessere avvolto in fasce.
Accogliamo la verità di fede e siamo così nellacondizione di comprendere il manifestarsi dell’amore diDio per noi. Ecco perché, secondo quanto ci insegna ilPontefice, cresce in noi la fede.
E’ la fiducia in Dio che ci fa accogliere la testimonianzadell’ammirato sguardo dei pastori; con loro anche noivediamo la gloria di Dio, cioè la sua presenza visibileoperante nelle vicende umane.
Ritorniamo alla nostra vita quotidiana interiormente mossialla gioia, perché credendo all’opera di Dio, superiamoincertezze e timori.
Facciamo esperienza di pace, come ci è promesso dai coridelle creature celesti; infatti siamo incoraggiati da questaNatività a riconoscere che è possibile la pienezza dellavita, persino nell’incertezza e nel dolore. Infatticrediamo, proprio a partire dal Natale di Gesù, allavolontà di Dio di amare concretamente le sue creature.Sia dunque buono il Natale dell’anno della fede, perchéimpariamo a riconoscere quanta fiducia e quanta gioia ilcredere introduce nella vita delle persone, e attraverso diloro nelle dimensioni sociali della nostra vita comune.
In questa notte vorremmo ritrovare la gioia di qualcosa divero, di genuino, di semplice; non possiamo accontentarcidel ricordo di una tradizione; facciamo festa, ma avvertiamoche vi sono attorno a noi ragioni di qualche incertezza inpiù, di qualche stanchezza più pronunciata nei confrontidel nostro vivere sociale.
Eppure l’avvenimento che ricordiamo con il nostro farfesta, con la tradizione dei regali scambiati e conl’abitudine di porre dovunque segni della luce ha unaconsistenza singolare, anche se fatichiamo a comprenderla; evorremmo vedere quale conseguenza di significato per noi eper tutti. Si tratta di accogliere il Natale di Gesù comeun fatto che riguarda la nostra vita di oggi.La nascita che sta all’origine della nostra festa èavvenuta in quell’anno, e in quel luogo, Betlemme diGiudea. Non basta però avvicinarci a questo fatto con laragione che indaga e chiede prove; dopo aver accolto leprove della storia, occorre entrare nell’avvenimento conla fede. Come ci ricorda il Pontefice in ‘Porta Fidei’“La fede cresce quando è vissuta come esperienza di unamore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza digrazia e di gioia”.
Noi siamo qui radunati questa notte perché il Vangelo delNatale ci offra la luce di un annunzio chiaro ed esplicito,provato e argomentato, dell’amore di Dio. Allora,crescendo nell’esperienza della fede, accettiamo la sfidacontenuta nella proposta del Papa, e ci domandiamo: «…mache cosa ci annuncia la fede a proposito della nascita diGesù?».
Notiamo anzitutto gli avvenimenti che il Vangelo di Luca cinarra: sono tutti parte di un disegno sapiente.Il censimento che muove Maria e Giuseppe da Nazaret, è‘il primo dei censimenti’. Si tratta dunque di un caso,per chi guarda alla storia solo con lo sguardo dellacronaca. Tuttavia, in ragione di quella disposizione dellapotenza imperiale, lontana e certo disattenta ai piccolivissuti delle persone, i due, più il bimbo nel seno dellamadre, giungono a Betlemme.
Ma questo villaggio è la terra d’origine di Davide, ilgrande re, che ha ricevuto una promessa di alleanza. ‘Latua progenie sarà per sempre legata a me, fino a chegiunga un Re ancora più grande di te, che pure seigeneroso e fedele, capace e intraprendente’. Nulla hapotuto infrangere quell’alleanza, e nessuna dimenticanza odelitto, tragedia militare o tracollo politico ha potutodichiararla conclusa. Ecco ora un discendente di quel re.E ora a Betlemme non c’è posto per loro nell’alloggio;se nasce il Figlio dell’Altissimo, non vi è un ambienteadatto per lui. Forse Egli è troppo grande per abitare lecase degli uomini? E non basta; solo tra i poveri devetrovare posto questo Figlio di Dio. Non ‘ affascinantequesto segreto? Egli viene per tutti, ma chi è piùinclinato a dubitare di essere una creatura di Dio èproprio il povero. E se vi è qualcuno che possa accogliereil frutto di una nascita così singolare, è proprio ilgruppo dei pastori, che vegliano nella notte, e hannol’indicazione di un segno incredibile: nell’abbandono diuna mangiatoia, giace un bimbo accolto con tanto amore daessere avvolto in fasce.
Accogliamo la verità di fede e siamo così nellacondizione di comprendere il manifestarsi dell’amore diDio per noi. Ecco perché, secondo quanto ci insegna ilPontefice, cresce in noi la fede.
E’ la fiducia in Dio che ci fa accogliere la testimonianzadell’ammirato sguardo dei pastori; con loro anche noivediamo la gloria di Dio, cioè la sua presenza visibileoperante nelle vicende umane.
Ritorniamo alla nostra vita quotidiana interiormente mossialla gioia, perché credendo all’opera di Dio, superiamoincertezze e timori.
Facciamo esperienza di pace, come ci è promesso dai coridelle creature celesti; infatti siamo incoraggiati da questaNatività a riconoscere che è possibile la pienezza dellavita, persino nell’incertezza e nel dolore. Infatticrediamo, proprio a partire dal Natale di Gesù, allavolontà di Dio di amare concretamente le sue creature.Sia dunque buono il Natale dell’anno della fede, perchéimpariamo a riconoscere quanta fiducia e quanta gioia ilcredere introduce nella vita delle persone, e attraverso diloro nelle dimensioni sociali della nostra vita comune.
Mons.Giovanni Giudici
(Vescovodi Pavia)