Compirà ventisei anni a novembre, è nativo di Pieve Porto Morone ed ha servito in questi anni di seminario le parrocchie di San Genesio (tre anni) e San Leonardo (due). Sabato prossimo, 13 ottobre, il seminarista Luca Massari vivrà una grande tappa del suo cammino verso il sacerdozio: sarà infatti ordinato diacono alle ore 10 nella chiesa del Carmine, nel corso della celebrazione presieduta dal Vescovo.
Luca, gioia e responsabilità caratterizzano questo tuo momento importante.
“Sì, il diaconato è la prima scelta definitiva del mio cammino sacerdotale, un sì come risposta corrispondente alla chiamata. Diciamo che è la prima, vera occasione di dire “Sì, Signore, vengo con Te ad arricchire gli altri con la mia povertà” ripagando la fiducia di chi mi ha accompagnato nel cammino: penso al Vescovo, ai miei formatori in seminario, ai sacerdoti di Pieve don Mansueto Fasani e don Roberto Beretta e alla comunità del mio paese natio”.
Facciamo un passo indietro, alle radici della tua vocazione. Come è nata l’aspirazione al sacerdozio?
“Non è stata una folgorazione, direi che è stato semplicemente un cammino naturale di un bambino che cresce in Oratorio e che viene conquistato dalla figura del suo parroco, don Mansueto, così sereno, sorridente, immagine di una vita realizzata in pienezza. E anche l’arrivo in Oratorio di don Roberto Beretta, sacerdote così attento alla crescita dei ragazzi, ha suscitato in me domande profonde”.
Tu sei laureato in Economia. Come mai hai deciso di proseguire e concludere comunque il tuo percorso di studi nonostante l’ingresso in Seminario?
“E’ stata una scelta in verità abbastanza dibattuta. Un po’ ho deciso di concludere gli studi per accontentare i miei genitori, ma devo dire che questa formazione mi ha aiutato a leggere il quotidiano con altri occhi, ad aprire gli orizzonti nell’incontro tra teologia ed economia”.
Oltretutto dall’anno scorso sei impegnato alla Caritas sul fronte della gestione del microcredito…
“Sì, è vero. Anche in quell’ambito mi sono ritrovato a poter spendere le mie competenze professionali al servizio degli altri”.
Dopo il diaconato inizierai il tuo servizio a Vidigulfo e in settimana proseguirai l’impegno alla Caritas. Pastorale e carità: un po’ le due anime del sacerdozio…
“La carità è un tratto che da sempre ho intuito come fondamentale per la mia vita e per la vocazione, un’aspirazione verso cui naturalmente mi sono sentito proteso. E poi alla Caritas ho la gioia di poter collaborare con don Dario Crotti, un sacerdote che innanzitutto è un amico
per me. Per quanto riguarda l’esperienza a Vidigulfo, sono molto contento di affrontarla. Non conosco ancora benissimo la realtà, ma so che è una comunità grande e vivace ed è sempre bello condividere con la gente il cammino di vita cristiana”.
Nel tuo cammino formativo hai vissuto altre esperienze significative che ti hanno aiutato a crescere e di cui vai orgoglioso…
“Sì. Per cinque anni ho seguito i “branchi” del Gruppo Scout Pavia 1 come Baloo. Un’esperienza davvero splendida, che mi dispiace molto dover lasciare per mancanza oggettiva di tempo. Così come importanti sono stati i viaggi con il Seminario, in territori lontani e differenti dal nostro e quindi capaci di aprire gli orizzonti. Penso allo Zambia, al Giappone, al Bangladesh e alla tappa di Calcutta, nella Casa di Madre Teresa, dove sei a contatto con i bambini e con il ricordo di questa suora splendida che ha scelto di cominciare il suo servizio aiutando i poveri a morire con dignità. Ricordo con piacere anche le esperienze alla Casa dell’Accoglienza, alla Casa del Giovane e con gli universitari di Comunione e Liberazione. Tutti tasselli che hanno contribuito alla mia formazione umana e vocazionale”.
Sei un giovane a cui l’entusiasmo e l’amore per la vita si legge negli occhi. Partendo dal presupposto che il sacerdote deve essere aperto a tutti, pensi di avere qualche carisma particolare?
“Penso che il segno distintivo del sacerdozio sia ben evidenziato nell’immaginetta che ho scelto per il diaconato. La cena in casa di Simone il Fariseo mostra Gesù tra il giusto non aperto alla misericordia e la peccatrice e indica che un prete non deve mai scostarsi da
alcuno e farsi prossimo con ogni persona che ti si avvicina”.
Ultima domanda: a chi va il tuo primo pensiero in questa vigilia del diaconato?
“A mia nonna, mancata quest’anno. Avrebbe tanto desiderato essere presente alla celebrazione, ora mi vedrà dalla tribuna d’onore. E alle tante persone che il Seminario mi ha consentito di incontrare e che hanno reso bello il mio cammino”.
Daniela Scherrer