Alcuni “consigli utili” per mettere a frutto il tempo delle vacanze, con un pensiero speciale rivolto a chi (a causa della crisi) dovrà restare a casa. La riflessione sul tema della presenza dei cattolici in politica. I grandi impegni che attendono la nostra diocesi nel prossimo anno pastorale, ad iniziare dalla riapertura della Cattedrale. Infine l’auspicio che piazza del Duomo possa ritrovare il decoro che merita, e non sia più quel luogo “invivibile” che è diventato negli ultimi tempi. Sono i temi che il vescovo Giovanni Giudici affronta in questa intervista “a tutto campo” a “il Ticino” nel numero pubblicato prima della pausa per le ferie estive.
Mons. Giudici, si sta avvicinando il periodo delle ferie: un meritato riposo dopo le fatiche di un anno di lavoro e di studio. Ma molti, anche a Pavia, saranno costretti a trascorrere le vacanze a casa.
“La tradizione delle vacanze estive è il segno dell’utilità di un cambiamento del ritmo di vita. Ne sentono il bisogno e il vantaggio tutti coloro che hanno un’esistenza segnata da ritmi “esigenti”. C’è dunque la vacanza di chi cambia l’orario della giornata, di chi cambia per qualche giorno la località dove abita. La vacanza però può diventare uno “status symbol”, per cui bisogna avere mete esotiche o lontane, prestigiose nella considerazione comune. Ma parliamo di quanti non hanno la possibilità di avere un tempo per cambiare luogo e modalità di passare la giornata. Cambiare vita per qualche giorno, andare in località con un clima più attraente: ecco che cosa ci fa sperimentare la vacanza come un tempo utile per riprendere poi le consuetudini normali. Purtroppo, quest’anno sembrano meno numerose le persone che, avendo un reddito fisso o essendo pensionati, sono in grado di prendersi il tempo della vacanza”.
Che consigli vuole dare alle persone che stanno per andare in vacanza? Oltre al riposo ed allo svago, le ferie costituiscono anche l’occasione per dedicarsi un po’ più a se stessi attraverso la preghiera e qualche buona lettura.
“Proprio perché si cambia il ritmo, spesso congestionato, della giornata, è opportuno in vacanza cambiare le priorità delle attenzioni. Maggior esercizio fisico, tempo per la lettura, curiosità per l’arte e la storia, e in particolare per la dimensione religiosa della vita. Ci sono dei piccoli gesti di fedeltà al nostro legame con Dio, come la preghiera quotidiana e la messa domenicale, che in vacanza possono trovare un tempo più qualificato e più ampio e possono essere preparate meglio”.
In queste settimane si è riacceso il dibattito sulla presenza dei cattolici in politica dopo un recente articolo di Ernesto Galli della Loggia, sul “Corriere della Sera”, che ha parlato dell’attuale “irrilevanza dei cattolici nella politica”. Una questione in qualche modo legata anche alla possibile prospettiva della formazione di un nuovo partito dei cattolici. Quale è il suo pensiero su questi temi?
“Immediatamente non mi è chiaro che cosa significhi “irrilevanza” per noi cattolici, in questo ambito della politica. Sono persuaso che la tradizione dei cattolici in Italia più costruttiva e lungimirante, e penso a don Sturzo, a De Gasperi, a Lazzati, a Virginio Rognoni, a Dossetti, ci ha insegnato a considerare la fede cristiana come un aiuto a riconoscere il bene comune, e a servire il Paese in politica con generosità, competenza e con vero scrupolo nei confronti della legalità. Questo stile di presenza del cattolico nella politica è la vera missione e l’autentica originalità del cristiano. Una politica fatta dai cristiani per ottenere vantaggi per la parte del Paese che è credente, mi apparirebbe come un tradimento della dottrina sociale della Chiesa: perché è dimenticanza del servizio ai più poveri, e trascura la priorità della giustizia e della pace. Queste mi sembrano le attenzioni in cui noi cattolici dobbiamo porre il nostro impegno per essere “rilevanti” “.
Veniamo ad argomenti più locali. Dopo la pausa di agosto, inizierà un anno pastorale molto impegnativo per la nostra diocesi. Come ha annunciato nella sua recente lettera, gli appuntamenti più significativi saranno la riapertura della Cattedrale, la visita pastorale e la scuola di formazione dei laici.
“L’”Anno della Fede”, che il Santo Padre chi ha chiesto di vivere, ci trova impegnati in tre direzioni che sono altrettante occasioni per proporre una revisione della vita di fede. La riapertura della Cattedrale ci invita a ripensare al nostro legame con la Chiesa universale; celebriamo l’Eucaristia in Cattedrale in comunione con tutte le parrocchie, rinnoviamo in ogni Messa la comunione con i vescovi della diocesi vicine e lontane, e insieme con loro e con il Papa formiamo la comunità che riceve da Cristo l’invito a recare il Vangelo in ogni angolo della terra. Celebrare in Cattedrale ci educa a questo sguardo cattolico”.
Veniamo alla visita pastorale, che pure inizieremo quest’anno.
“Si tratta di un gesto raccomandato dalla Chiesa per rinnovare la fede dei cristiani nella prossimità di Cristo alle loro vite. Ed è perciò che rivolgo l’invito a dare vivacità e autenticità alle comunità parrocchiali, considerando come stanno nel territorio, in rapporto con la gente che là vive, fornendo occasioni di annuncio e di aggregazione attorno all’Eucaristia”.
Quale è la terza direzione verso la quale si ripropone la revisione della nostra vita di fede?
“L’anno pastorale sarà segnato dalla Missione Popolare per i giovani e dei giovani. Sarà l’occasione per domandarci come noi, gli adulti credenti, stiamo introducendoli nella fede e nella vita di Chiesa. Anche questa iniziativa ci coinvolge tutti, come singoli e come comunità ecclesiale, perché ci chiede di domandare a noi stessi: che cosa stiamo mostrando ai giovani, per introdurli nella fede e far loro comprendere il valore della Chiesa, con l’esempio delle nostre vite, riguardo all’amore tra un uomo e una donna, alla vita di famiglia, alla giustizia e alla equità nel vivere sociale, e via dicendo”.
E qui si inserisce la scuola di formazione per i laici.
“Per sostenere questi cammini di fede la diocesi ha preparato una serie di incontri formativi per i laici che intendono approfondire la loro fede. Anche questo è un impegno che sta in linea con una più competente partecipazione alla propria appartenenza alla Chiesa. Per illustrare questa serie di iniziative ho in animo di scrivere una lettera alla diocesi, che aiuti a vivere in unità queste molteplici attività e che faccia luce, in particolare, sulla dottrina del Concilio Ecumenico Vaticano II sul tema della Chiesa e sulla presenza in essa dei battezzati laici”.
La riapertura della Cattedrale impone anche una riqualificazione di piazza del Duomo. Il sindaco Alessandro Cattaneo ha annunciato, dalle colonne de “il Ticino”, che entro la fine dell’anno dovrebbero partire i lavori di sistemazione della Torre Civica. Però il problema è anche quello di far rispettare le regole del vivere civile, per restituire decoro a questo angolo del centro storico.
Mi sorprende sempre di nuovo la scelta di alcuni giovani di lasciare i segni del loro passaggio e della loro sosta in piazza del Duomo, rendendola invivibile. Vi è una irragionevolezza nel loro comportamento, perché se qualcuno non ponesse mano a pulire, essi stessi la sera seguente non potrebbero fermarsi sui gradini, non potrebbero sedersi sotto il portico del vescovado. Ma perché un altro deve provvedere alla pulizia? Ciascuno è responsabile di se stesso e di quello che lascia. Perché, a causa della mia incuria, un altro non può sedersi dove io mi sono fermato con gli amici? Dunque vi è un problema di educazione, che noi adulti dobbiamo sostenere con il comportamento e con la parola, non polemica ma chiara e fiduciosa. I singoli cittadini devono fare la loro parte, i ristoratori e i commercianti la loro, così come le autorità cittadine. Quello di cui sono certo è che non si può andare avanti così, perché si finirà per squalificare la nostra città”.
Alessandro Repossi
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