Immacolata Concezione 2020

08-12-2020

Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

S. Francesco – Pavia – martedì 8 dicembre 2020

Carissimi fratelli e sorelle,

Nel cammino dell’Avvento, celebriamo questa bellissima festa in onore della Vergine Maria, venerando il mistero della sua Immacolata Concezione: la giovane figlia d’Israele, chiamata a essere la madre del Messia Gesù, il Figlio dell’Altissimo che in lei e da lei ha preso carne, è l’unica creatura mai intaccata e ferita dal peccato. Proprio per essere una degna e splendida dimora per il Verbo fatto uomo, è stata redenta in modo eccelso, perché, in previsione della morte di Cristo, è stata completamente preservata da ogni macchia di colpa.

Questa è la fede della Chiesa, confermata dalla definizione dogmatica da parte del beato Papa Pio IX, avvenuta l’8 dicembre 1854: possiamo dire che il popolo cristiano, guidato dallo Spirito Santo e dotato di un autentico senso soprannaturale della fede, ha intuito, prima dei teologi e del magistero, la verità profonda di questo mistero. Colei che ha avuto il dono di concepire e di generare il Figlio di Dio come uomo tra noi, il Redentore che nella sua morte e risurrezione ci ha liberato dal peso oscuro delle nostre colpe e ha vinto la morte, non poteva essere, anche solo per un istante, contaminata e sfiorata dal peccato. Davvero Maria è l’Immacolata: «Tota pulchra es Maria, et macula originalis non est in te»; «Tutta bella sei Maria e in te non c’è macchia di peccato originale».

Tutta bella, tutta santa, tutta pura! Maria, perfettamente associata alla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, non partecipa dell’oscura eredità del peccato originale, mistero grande che coinvolge tutti noi, figli di Adamo e di Eva. Di più: lei è ricolma della santità, della bellezza e della vita di Dio, «piena di grazia», trasformata dalla grazia in nuova creatura. È la nuova Eva, la donna già intravista nel libro della Genesi, che con la sua discendenza benedetta, avrebbe schiacciato la testa al serpente infernale. Nel linguaggio suggestivo e altamente simbolico del racconto della Genesi, è evocato il dramma della caduta originale, misteriosa rottura che ha infranto le relazioni fondamentali tra l’uomo e la donna, tra l’uomo e il creato, tra l’uomo e Dio. Mentre il Signore maledice il serpente, simbolo della sapienza empia che si ribella al Creatore e del «nemico della natura umana» – come lo chiama efficacemente S. Ignazio di Loyola – , annuncia già un futuro di speranza nel segno della Donna e della sua discendenza: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15).

Carissimi fratelli e sorelle, celebrare il mistero dell’Immacolata Concezione di Maria è davvero un annuncio di luce e di speranza per tutti noi, perché è il segno di una benedizione originale e irrevocabile che segna anche la nostra umana esistenza. Abbiamo ascoltato nella seconda lettura l’inizio della lettera agli Efesini, un grande inno di lode e di benedizione che l’apostolo Paolo innalza a Dio, abbracciando con uno sguardo ampio tutto il disegno di salvezza. Quel disegno, quel mistero di grazia che si svela a noi in Gesù Cristo, nella sua opera, nel dono della sua vita comunicata a noi, fin da ora, per la grazia dello Spirito Santo.

«Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.  In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato» (Ef 1,3-6): è impressionante come in pochi versetti, Paolo riesca a esprimere una visione luminosa e positiva della nostra condizione, così com’è agli occhi di Dio, come si mostra a noi nel Vangelo di Gesù, nella rivelazione del Padre in Gesù.

Tutti noi, carissimi, siamo stati benedetti in Cristo, scelti prima della creazione del mondo, già da sempre presenti nel pensiero e nel cuore di Dio: scelti all’essere – perché avremmo potuto non esserci! – scelti «per essere santi e immacolati», come Maria, di fronte al Padre, nella carità; «predestinati a essere figli adottivi», figli nel Figlio, gratificati, graziati, salvati nel Figlio amato.

Dio è colui che da sempre ci ha benedetti, ha detto il bene di noi e su di noi, come appare già nel primo racconto della creazione. Ogni volta che Dio realizza una sua opera, si dice: «Dio vide che era cosa buona»; quando crea l’uomo come maschio e femmina, rivolge a loro una particolare benedizione e alla fine si dice che «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1,31). Questa benedizione originaria non è cancellata dal peccato, non è revocata dalle brutture della storia, dagli scempi compiuti dagli uomini contro altri uomini e contro la terra!

Noi siamo comunque benedetti, scelti e chiamati a essere santi, a essere amici e familiari di Dio, e in Gesù scopriamo un destino grande e immenso, amati come figli nel Figlio amato, chiamati a partecipare della vita senza fine in Dio, a essere con Cristo eredi della gloria e della vita eterna.

Ecco, ciò che accade in modo unico e singolare in Maria, creatura benedetta e piena di grazia, esente da ogni ombra di miseria e di peccato, diventa un segno della vocazione originaria pensata e voluta per tutti noi: anche se noi non nasciamo immacolati, e purtroppo al peccato originale di cui siamo eredi, aggiungiamo i nostri peccati, le nostre colpe, la nostra connivenza con la menzogna, con l’indifferenza ai fratelli, con la malizia, Dio non ritira la sua parola benedicente, non annulla il suo “sì” pronunciato su ciascuno di noi, quando ci ha pensati e quando ha chiamati all’essere e all’esistenza. In Gesù, nell’incontro con Lui, ci scopriamo amati gratuitamente, prevenuti e preceduti dalla misericordia di un Padre che ci cerca, ci attende, ci perdona, ci ricrea.

Ecco, fratelli e sorelle, contemplare l’Immacolata è ritrovare uno sguardo buono sulla nostra condizione di uomini e donne: nessun male può distruggere la benedizione di Dio! Se è vero che noi uomini e donne siamo capaci di gesti inumani e di scelte folli di morte, è ancora più vero che c’è sempre una possibilità di ripresa e di rinascita, anche nella persona più deturpata dal peccato e immersa nell’oscurità del male: restiamo creature benedette e chiamate a benedire, fatte per il bene, per la vita, per la luce, per l’amore vero e puro, nonostante tutta la miseria del peccato.

E se noi ci riconosciamo benedetti, diventiamo creature che benedicono, benedicono il Padre nella lode, come ha fatto Maria nel suo cantico del Magnificat, e benedicono i fratelli e le sorelle, benedicono il creato e ogni creatura, benedicono ogni vita che è concepita nel grembo, ogni vita che nasce, che cresce, che soffre, che muore.

Quanto è importante, in questo tempo, riconoscere il primato della benedizione e del bene, che ha la sua fonte ultima nel Dio vivente, il Padre di ogni benedizione e nel Figlio amato, che porta al mondo il sorriso e la benedizione di Dio! Quanto c’è bisogno di uomini e donne che custodiscono e testimoniano lo sguardo buono e benedicente del Padre e così diventano presenze di bene accanto ai loro fratelli, dentro le contraddizioni della storia presente!

Nella gioia e nello stupore della fede, esaltiamo e celebriamo oggi Maria immacolata, la benedetta tra tutte le donne, perché c’insegni a essere anche noi creature benedette e benedicenti: «O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura. Davvero con te è il Signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te» (Sant’Anselmo, Discorso 52). Amen!